Con Bumblebee la Paramount (presa per mano da Travis Knight) ha dimostrato finalmente che è possibile fare un film sui Transformers bello e di senso compiuto, con un budget contenuto e senza per forza far esplodere ogni cosa. Così, avendo appurato che Michael Bay è molto meglio come produttore che come regista, e avendo riavviato il franchise in maniera più che convincente, ora è arrivato il momento di continuare la storia.
Questa volta dietro la macchina da presa troviamo il giovane Steven Caple Jr. (in precedenza regista del buon Creed II), che con Transformers: Il Risveglio ci porta nel 1994, 7 anni dopo gli avvenimenti di Bumblebee. Gli Autobot continuano a rimanere nascosti dagli umani, finché dal passato torna alla luce qualcosa che potrebbe aiutarli tornare a casa, ma allo stesso tempo distruggere la Terra. Questa nuova avventura vedrà coinvolti anche gli attesissimi Maximal e Terrorcon, alla loro prima apparizione sul grande schermo, e i giovani umani Noah ed Elena, interpretati rispettivamente da Anthony Ramos e Dominique Fishback.
Dopo la storia relativamente piccola raccontata in Bumblebee era lecito aspettarsi un più grande passo in avanti, ma passare così repentinamente alla probabile distruzione del mondo, per mano di Unicron, è un vero e proprio salto in lungo da cui traspare una certa fretta nel voler riportare in auge il franchise, errore sui cui hanno già violentemente sbattuto il muso altre saghe negli ultimi anni. Detto ciò comunque la storia risulta semplice, lineare, e per fortuna come il suo predecessore mantiene i Transformers in primo piano, facendo a meno di tutte le sottotrame militari o simili che eravamo abituati a sorbirci in tutti gli altri film, delle quali non importava a nessuno.
Per citare un celebre matematico: “È possibile vedere dei Transformers in un film dei Transformers?” Ebbene sì, è possibile eccome! La componente umana ovviamente rimane, ma non ruba spazio ai veri protagonisti né viene lasciata totalmente in disparte, occupando un ruolo giusto e significativo all’interno della storia. Noah ed Elena sono due ragazzi con i loro problemi e le loro capacità, e sebbene il primo venga approfondito meglio, entrambi risultano funzionali allo sviluppo del racconto senza mai apparire di troppo.
Per quanto riguarda gli Autobot (aggiornati nel design e più fedeli alle loro controparti originali), si è deciso di dare più risalto anche ad altri personaggi oltre a Bumblebee e Optimus Prime, e finalmente quindi conosciamo bene Mirage, vediamo le sue abilità e riusciamo ad affezionarci a lui. È bene ricordare che apparve in Transformers 3, ma lì veniva chiamato in un altro modo, non si vedevano le sue abilità e ovviamente non se lo ricorda nessuno, una vera tristezza.
I Maximal rivestono un ruolo chiave nella storia, nello specifico Optimus Primal (doppiato in originale da Ron Perlman) e Airazor (Michelle Yeoh), personaggi che vengono approfonditi quel tanto che basta (gli altri ancora meno), poiché giustamente messi in secondo piano trattandosi di un film in cui dobbiamo fare nuovamente la conoscenza degli Autobot. Dall’altra parte della barricata troviamo invece Scourge (doppiato da Peter Dinklage), il villain principale del film, uno scagnozzo di Unicron che probabilmente non rimarrà nella memoria, ma funziona: è una minaccia considerevole per gli eroi e compie azioni senza il minimo riguardo per niente e nessuno, rendendosi perfettamente odioso.
Transformers: Il Risveglio rappresenta senz’altro un interessante punto dal quale portare avanti questo nuovo corso. Al netto di soluzione narrative a volte superficiali e approssimative, la storia risulta coesa e per la prima volta l’interazione tra umani e macchine riesce ad ampliare in maniera coerente questo universo cinematografico (non posso dire di più, ma dopo aver visto gli ultimi 5 minuti del film capirete). Buono l’uso nella colonna sonora dei brani su licenza, che dopo innumerevoli immersioni negli anni ’80 regalano finalmente anche un po’ di nostalgia anni ’90, meno quello dei temi originali che non si dimostrano particolarmente accattivanti.
A livello di montaggio non quadra proprio tutto, e una volta tanto in un film su questi robottoni si ha la sensazione che 15-20 minuti in più non avrebbero guastato; forse per qualche motivo si è deciso che la durata massima doveva essere di 2 ore, che in ogni caso scorrono via piacevolmente. La regia riesce portarci battaglie tra i Transformers chiare, che non fanno girare la testa provocando forti emicranie (cosa sempre auspicabile, a meno di non chiamarsi Michael Bay), senza però offrire scene davvero memorabili. Il momento più emozionante è dato dalla presenza sul finale della colonna sonora dei primi 5 film (a cui tanti, tra i quali il sottoscritto, sono in un modo o nell’altro affezionati), e questo vorrà pur dire qualcosa.
Steven Caple Jr., con una regia di mestiere ma forse un po’ troppo scialba, fa sicuramente il suo dovere ma non è ancora in grado di trasmettere quel senso di grandiosità che una saga come quella dei Transformers meriterebbe. Se da un lato si è un po’ smarrita la magia che si respirava con Travis Knight, dall’altro però si è detto definitivamente addio alla tamarraggine targata Bay, dando spazio a un’avventura più leggera e giocosa che comunque non rinuncia a momenti più profondi.
Transformers: Il Risveglio è senza dubbio un blockbuster riuscito, seppur con qualche riserva, e traccia la strada giusta per un ulteriore sviluppo della saga. Una strada per certi veri rischiosa, ma che nelle mani giuste ha tutte le carte in regola per regalare grandi emozioni e sorprese.
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