Tenebre Future, l’antologia distopica de La Nuova Carne

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La Nuova Carne è un’associazione culturale e casa editrice indipendente italiana – nata come estensione dell’omonima rivista online fondata da Alessandro Pedretta e Stefano Spataro – incentrata principalmente sulla controcultura estrema underground. I generi di cui si occupa vanno dalla fantascienza al new weird passando per l’horror e il fantasy, con un occhio rivolto principalmente allo stile degli autori della beat generation: Kerouac, Burroughs, ma soprattutto Ballard. Considero quest’ultimo il più importante per la filosofia de La Nuova Carne, in quanto legato a doppio filo con il regista David Cronenberg, autore di pellicole conturbanti e orrorifiche che sono sicuramente alla base della linea editoriale dell’associazione, a partire dal film Videodrome citato nel nome.

Con queste premesse, l’intero progetto mi è parso subito molto interessante, soprattutto nell’ottica di non volersi limitare alla pubblicazione di romanzi e raccolte, lanciando con un intento più ampio anche riviste online come Massacro (che tratta horror, weird e fantascienza attraverso narrativa, cinema, fumetti e musica) e Silicio (fanzine di fantascienza dove si possono trovare recensioni, racconti, saggi e approfondimenti sul genere). Un progetto che riprende un po’ l’approccio a questi generi che c’era in Italia negli anni ’90, quando esistevano riviste cartacee con contenuti simili come le storiche Decoder o Infoxoa.

Tenebre Future è la terza raccolta di racconti dell’associazione, dopo Novocarnomicon (a tema Lovecraft) e Ottocentocarnista (Ucronie del XIX secolo). Questa volta il filo conduttore è l’ambientazione distopica, che come ci fa presente nell’introduzione il curatore (e autore di uno dei racconti) Alessandro Pedretta è stata scelta per permettere agli autori di poter sperimentare con qualsiasi genere, dall’horror al weird fino alla fantascienza più classica, mantenendo comunque una natura anarchica, rivoluzionaria e insofferente nei confronti della società moderna.

Art by PeteAshford

Per rappresentare La Nuova Carne in quello che potrebbe essere tranquillamente un manifesto della loro idea artistica (così come la raccolta Mirrorshades lo era per i cyberpunk degli anni ’80) sono stati scelti 16 autori, che comprendono nomi affermati come Caleb Battiago (pseudonimo di Alessandro Manzetti, vincitore di tre Bram Stoker Awards), i vincitori del premio Urania Lukha B. Kremo, Sandro Battisti, Alessandro Forlani e Maico Morellini, oltre a Stefano Spataro, Andrea Manenti e lo stesso Alessandro Pedretta. Troviamo poi Paolo Di Orazio, Stefano Fantelli, Alessio Bacci, Giorgio Borroni, Lucio Besana, Elia Gonnella, Niccolò Ratto e Andrea Garagiola, alcuni dei quali ben noti nella nicchia della letteratura horror italiana.

Sulla carta c’erano quindi buonissime intenzioni per far uscire finalmente qualcosa di nuovo e fresco, forte di una spinta dal basso e non di un’imposizione dall’alto. Purtroppo però bisogna constatare come Tenebre Future non mantenga qualitativamente tutte le promesse fatte al lettore. Se da un lato infatti l’eterogeneità degli autori porta a un’offerta sicuramente varia, con storie tutte diverse tra loro, nelle oltre 300 pagine del libro i racconti veramente interessanti si contano sulle dita di una mano. Tuttavia il problema principale che affligge la totalità delle narrazioni in questo Tenebre Future è la quasi totale derivazione da altre opere preesistenti, che non si limita solo alla semplice ispirazione.

Art by Cinemamind

Il già citato Cronenberg viene ripreso di sana pianta sia per il racconto Il corpo nudo, dove gli echi del recente Crimes of the Future sono più potenti del racconto stesso, sia per Fake yous, dove al contesto del racconto viene inserita una sorta di muco tecnobiologico che fuoriesce dagli “orifizi” degli apparecchi, richiamando esplicitamente il film eXistenZ. Anche il primissimo racconto del libro, L’avanguardia artistica degli studenti del seminterrato, presenta dei forti richiami alle tematiche e alle ambientazioni cronenberghiane, ma fortunatamente l’autore riesce a tenere a freno il citazionismo spicciolo per costruire una riflessione interessante sull’arte nel 21° secolo (anche questo tema già sviscerato ampiamente dal regista canadese), risultando nonostante tutto uno degli esempi più virtuosi dell’intera raccolta.

Interessante è anche il racconto Il funerale di Moog, che pur facendo una totale citazione al Burgess di Arancia Meccanica (il “mielepiù al Krukova” vi dice qualcosa?) costruendo un’ambientazione pressoché identica, riesce almeno a creare un’atmosfera degna di nota e a non far pesare l’estremo uso di neologismi ispirati all’autore inglese. Così anche Il fu matricola P45C4L, di chiara ispirazione pirandelliana, che almeno riesce a portare una pur minima riflessione sulla contemporaneità, ed è interessante principalmente scoprire come l’autore sia riuscito ad adattare un classico a un contesto fantascientifico. Visioni surreali e lynchane emergono da Skin, basato su un’elaborazione del lutto e scritto come un viaggio interiore, che risulta forse il racconto più personale dell’intera raccolta, e cade un po’ solo nella didascalicità con cui esprime la rivelazione finale.

Una didascalicità che, come per l’estrema derivatività, è purtroppo piaga della maggior parte delle prose presenti nel libro, che spiegano e urlano i loro messaggi sociali e che, soprattutto quando vanno a toccare argomenti moderni come i social network, le fake news, l’identità e la privacy su internet, non riescono ad avere né la profondità necessaria né la freschezza di un punto di vista innovativo sul tema. Si pensi ad esempio a Indovina chi ho mangiato a cena, che riprende chiaramente il film District 9 (anche nella terminologia, Gamberoni = Aragoste) traslandolo in un’ucronia fascista senza però aggiungere nulla sul tema.

Art by Deftxnxs

Quello che però risulta inaccettabile e non solamente mediocre dal punto di vista narrativo è la descrizione, in alcuni racconti, delle donne e soprattutto delle psicologie femminili. Queste vengono ritratte secondo i classici stereotipi maschili, presentando tra l’altro schemi mentali e sociali prettamente “maschili” nel senso sociale del termine, denotando una mancanza di studio e di ricerca sull’altra metà della popolazione umana (che comunque, tra i 16 autori, non è presente). Un esempio lampante è nel racconto Tumorabbia dove, oltre a narrare il classico cliché delle donne incattivite contro altre donne dalla competizione per lo stesso uomo, la protagonista viene descritta negli impulsi sessuali e nella masturbazione come si comporterebbe un uomo, con delle dinamiche che sono chiaramente stereotipiche.

La critica infatti non si muove sul fatto che sia un uomo a rappresentare una psicologia femminile sessualmente attiva e quasi “predatrice”, cosa che può benissimo essere fatta senza problemi (vedasi il film Nymphomaniac di Lars von Trier), quanto più nel come questa realtà venga narrata. In questo caso, i modi usati per descriverla denotano superficialità nella costruzione della narrazione, atta solamente allo shock ma senza una controparte riflessiva adeguata. È il caso anche del racconto A metà di una notte d’ottobre, uno snuff che crolla sotto i suoi stessi intenti diventando un torture porn pretenzioso e incredibilmente fissato sulle descrizioni del pene del protagonista nell’atto di uno stupro, senza che questo serva ad uno scopo artistico.

Art by Finnian MacManus

La mancanza di originalità che permea la totalità dei racconti di per sé non sarebbe neanche un problema così grande, se non fosse che negli intenti degli autori ci sia davvero quello di essere una nuova avanguardia artistica italiana e il baluardo di una cultura “alternativa” e “scomoda”. Purtroppo, invece, non troviamo altro che una riproposizione senza alcun tipo di riattualizzazione di movimenti del passato ormai desueti e fuori tempo massimo, che non possono più esistere se non ricontestualizzati al presente con intelligenza e fantasia. Non basta più bestemmiare o parlare di metastasi e feci in modo esplicito per essere alternativi, perché ormai è già stato fatto da anni, e non è più neanche scomodo o scandalizzante.

Un esempio musicale affine (ma virtuoso) potrebbe essere il recente revival del post-punk da parte della scena inglese-irlandese, che provenendo anche dalla new wave anni ’80 si sposa benissimo col genere letterario di riferimento della raccolta. Qui si è riusciti a recuperare delle sonorità del passato ibridandole alla sensibilità e alle possibilità che la modernità offre a questo tipo di arte, riuscendo a creare un vero e proprio movimento in tutto il mondo musicale tanto da portare artisti di altri generi, soprattutto mainstream, a implementare questo mondo sonoro anche nel panorama commerciale. Davvero un esempio di come la cultura spinta dal basso possa influenzare anche le alte sfere.

Questa antologia de La Nuova Carne invece fallisce nel momento in cui ripropone solamente un trend che è “di gusto” degli autori, andandone quasi a fare un cosplay degli esponenti più importanti, finendo quindi (sempre per fare un paragone musicale) per essere una sorta di Greta Van Fleet della letteratura: nostalgici dei tempi passati che ripropongono soltanto una cultura differente da quella moderna, senza parlare però né ai giovani né a chi vive la modernità, in quella che appare un’operazione fine a sé stessa.

Art by Pablo Munoz Gomez

Sebbene sia stato duro con Tenebre Future, ci tengo a specificare che credo ancora nel progetto La Nuova Carne, in quanto credo nella necessità di dover diffondere una controcultura in Italia, che possa e debba partire dall’arte di genere e popolare come la fantascienza e l’horror. Quello che posso augurare ai ragazzi dell’associazione è di riuscire a trovare la quadra per portare a un alto livello qualitativo i racconti (alcuni in questo libro presentano anche uno stile di scrittura prettamente amatoriale), e trovare una forza espressiva originale che possa coniugare i loro riferimenti artistici con la contemporaneità, così da essere meno autoriferiti e riuscire a parlare a un pubblico più vasto, sempre senza censurarsi o limitarsi.

Sarebbe bellissimo se le loro riviste e le loro pubblicazioni potessero effettivamente far appassionare le nuove generazioni a questo tipo di narrativa, facendogli inoltre riscoprire i classici. Il problema qui si presenta nel momento in cui l’operazione si rivolge essenzialmente a chi apprezza un certo stile e vuole rimanere nella propria comfort zone. Resto comunque fortemente interessato a tutto il progetto editoriale e attendo con ansia le nuove pubblicazioni, perché non c’é nulla di più forte di una spinta rivoluzionaria dal basso, se questa è veramente consapevole. Spero che il progetto possa crescere ed evolvere, diventando davvero una Nuova Carne.

Un ringraziamento speciale a La Nuova Carne

Lorexio Articoli
Professare l'eclettismo in un mondo così selettivo risulta particolarmente difficile, ma tentar non nuoce. Qualsiasi medium "nerd" è passato tra le sue mani, e pur avendo delle preferenze, cerca di analizzare tutto quello che gli capita attorno. Non è detto che sia sempre così accurato però.

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