The Repair House, una delusione irreparabile (PC)

the repair house simulatore

Voto:

Non è certo piacevole riparare un intero appartamento, spostare mobili o ritrovarsi con una cassetta degli attrezzi così piena da scoppiare. Molte persone considerano seccanti queste attività preferendo chiamare personale specializzato piuttosto che trovare una soluzione da soli. Potrebbe essere più o meno questa la sensazione che gli sviluppatori di The Repair House, Claudiu Kiss e Quantum Logic Games, volevano trasmettere al pubblico.

Il gioco si basa interamente sull’idea dell’artigiano riparatore di oggetti di qualsiasi tipo, dai tritacarne alle vecchie console con qualche piccolo difetto. A fare da sfondo abbiamo una camera spoglia dove saranno presenti solo il banco da lavoro, il telefono e un altro triste tavolo pieno di fogli che ci servirà per effettuare ordini online. Nessuna introduzione, nessun contesto in cui inserirci, non avremo nemmeno le mani per poter interagire con gli strumenti da lavoro – non è possibile interagire con cacciaviti, martelli o pinze ridotti a delle decorazioni – elemento che in un titolo del genere, in cui passeremo la maggior parte del tempo interagendo con strumenti e oggetti, sarebbe stato interessante e carino inserire.

the repair house menu

Ci ritroviamo quindi catapultati in quello che sembra un piccolo locale dove lavorare, ma che presenta delle stanze aggiuntive che potremo man mano sbloccare pagando diverse somme di denaro. Le stanze si dividono partendo da quella centrale, vuotamalconcia, in aggiunta a una terza raggiungibile tramite delle scale distrutte al nostro arrivo. All’inizio della partita, attraverso delle diapositive che appaiono all’improvviso o in forma di promemoria al lato sinistro dello schermo, il gioco invita ad accettare varie richieste di misteriosi clienti che chiamano al telefono, e che una volta preso in carico l’ordine faranno apparire come per magia delle scatole goffamente enormi dietro la porta d’ingresso. Il giocatore inoltre è costretto a consultare un calendario appeso al muro per rispettare le consegne e la paga dell’affitto, altrimenti non sarà pagato e l’affitto aumenterà senza sosta. Purtroppo nel menu non è possibile modificare questo aspetto scegliendo ad esempio una modalità creativa o senza limiti tipica di molti simulatori.

Il lato grafico è a dir poco spoglio, il laboratorio principale è costituito da una sola finestra e non sono presenti delle animazioni che donino realismo all’ambientazione. L’unico elemento che fa capire di essere all’interno di un contesto reale è una finestra che affaccia su un incrocio o viale – non si capisce bene data la prospettiva sbagliata e confusa – sempre silenzioso, assente e statico; il vento non smuove gli alberi e nessuno passeggia per strada, come se il protagonista fosse l’unico abitante della cittadina. Quest’ultima viene appena accennata solo da una mappa appesa all’ingresso, su cui è disegnato proprio al centro il nostro laboratorio. Tutto questo diminuisce molto la resa realistica tipica dei simulatori, non riuscendo a creare una vera e propria intesa tra la simulazione e il giocatore, al contrario di titoli più noti come la serie Euro Truck Simulator. Il rudimentale motore grafico e le texture sembrano provenire da un pacchetto stock riciclato pigramente e con contrasti molto accesi, da far venire il mal di mare già dopo un’ora di gioco.

the repair house banco da lavoro

Il banco da lavoro, che dovrebbe essere il fulcro di The Repair House, è la maggiore delusione: non solo non avremo alcuna interazione specifica con ciò che ripareremo, ma ogni attrezzo presente è inutilizzabile riducendo il gameplay alla pressione del solo tasto sinistro del mouse per svitare i pezzi dell’oggetto in riparazione. Il risultato quindi è un tristissimo focus su quest’ultimo, che semplicemente rotea su sé stesso in base al lato da analizzare. L’intera operazione è manovrata dal gioco e non è possibile disattivare la guida sul montaggio dei pezzi, rendendo il tutto ancora più noioso e ridondante. Come se non bastasse gli articoli da riparare saranno sempre gli stessi, soprattutto nei primi tempi, evidenziando un più che palese riutilizzo dei modelli 3D impiegati dagli sviluppatori. Le aspettative di oggetti provenienti dalla sfera vintage vengono deluse dai miliardi di morsetti per incollaggi, skateboard e tritacarne con gli stessi difetti e problematiche.

La musica non è per niente piacevole da sopportare, poiché rende l’atmosfera ancora più snervante e piatta non aggiungendo niente al titolo, già abbastanza privo di peculiarità. La soundtrack è composta principalmente da una sola traccia che si ripete in loop, uno strano ibrido tra un motivetto country e le musiche copyright free. Conviene disattivarla nelle prime ore di gioco pur di non perdere la già poca attenzione su ciò che si sta facendo.

the repair house oggetti da riparare

Il problema più grande però risiede nella gestione e l’accumulo di soldi. Dai primi momenti che seguono l’apertura del laboratorio è a piena disposizione una piccola somma che ammonta all’incirca a 250 dollari. Fin da subito si sottraggono circa una centinaia di dollari per poter aggiustare gli oggetti che comunque porteranno a un guadagno inferiore alle risorse economiche investite. Aggiungendo la paga inevitabile e quasi bisettimanale più che mensile dell’affitto, non c’è un equilibrio ponderato tra la spesa e il guadagno dell’attività. Il titolo include inoltre un riciclo dei pezzi distrutti e non utilizzabili, ma una volta smaltiti il ricavato risulta comunque futile dato che non si supereranno cifre oltre i 3 dollari.

Questa meccanica rende ancor più stressante l’esperienza di gioco, che in aggiunta a delle défaillance sul lato collisioni e bug dei modelli 3D non stuzzica per niente la voglia di proseguire la partita. Infine il menu, dal volto anonimo e malcurato per quanto riguarda la resa visiva finale, permette a malapena di modificare la risoluzione dello schermo e qualche impostazione grafica.

Considerando la durata prolungata per decorare la casa e riparare più oggetti possibili, The Repair House si rivela un’ottima idea di partenza per chi ama i simulatori, ma non riesce da nessun punto di vista a raggiungere i suoi obiettivi.

Special thanks to 71 and Fireshine Games 

Un'umile appassionata del mondo dell'arte in cerca di un motivo valido per cui parlarne.

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