Diablo IV – Le fiamme degli inferi ardono più forti che mai (PS5)

diablo 4 recensione

Voto:

Credo che un titolo come Diablo non abbia bisogno di presentazioni. Questo action RPG assieme al suo combat system ha praticamente dato vita a un nuovo genere nel lontano 1996, raccogliendo dalla sua parte un’infinita schiera di fan e portando anche alla pubblicazione di una consistente quantità di videogiochi simili, definiti per l’appunto “Diablo-like”.

Dal celebre secondo capitolo in poi, la saga ha visto una dilatazione dei tempi di rilascio tra i vari episodi della serie, con Blizzard focalizzata sul supporto post-lancio e in particolar modo sulle espansioni, distribuite anche a distanza di anni. Con queste doverose premesse, ho approcciato Diablo 4 e la stesura di questa recensione con tempi diversi dal solito, osservando il titolo Blizzard nel corso delle settimane dopo il suo debutto con l’obiettivo di uscire con un’analisi il più completa possibile.

diablo 4 neve

Diablo 4 si apre con una sequenza cinematica dal forte impatto drammatico, che abbiamo potuto apprezzare anche nel trailer d’annuncio diversi anni fa. Se non è una novità la capacità di Blizzard di catapultarci all’interno dei suoi mondi tramite sequenze d’intermezzo prerenderizzate da Oscar, mi hanno sorpreso in positivo le numerosissime cutscene realizzate in engine, che donano al racconto una profondità inedita per la serie. Le vicende narrate prendono luogo a Sanctuarium mezzo secolo dopo gli eventi di Diablo 3, che hanno portato al ritorno di Lilith, figlia del Signore dell’Odio Mephisto e creatrice della stessa regione al fianco dell’angelo Inarius. La regione venne fondata, infatti, come rifugio per demoni e angeli rinnegati, e successivamente divenne la dimora di Nefilim e Umani.

La storia di Diablo 4 si articola lungo 6 atti, che ci terranno incollati allo schermo per circa una trentina di ore, che possono divenire centinaia (se non migliaia) per coloro che decideranno di cimentarsi nei contenuti del post-game nel corso delle varie stagioni. La narrazione messa in piedi da Blizzard funziona molto bene e torna, con grande gioia per i fan, ai temi e alle tinte ben più oscure e drammatiche del secondo capitolo. Ritengo doveroso chiarire un aspetto fin da subito: il finale di gioco, pur concludendo la vicenda legata alla Figlia dell’Odio, rimane volutamente aperto, offrendo agli sviluppatori la possibilità di aggiungere contenuti sia tramite le stagioni che mediante future espansioni a pagamento, come da tradizione per la serie.

diablo 4 inventario

Le classi disponibili al lancio sono cinque e si distinguono per stili di gioco estremamente differenti tra loro. Troviamo infatti: il Barbaro, l’Incantatore, il Druido, il Tagliagole e infine il Negromante. Mentre il Barbaro predilige un approccio ravvicinato nei combattimenti, con il Tagliagole si opta per arco, pugnali e trappole. Lo stesso si può dire per Incantatore e Negromante: il primo sfrutta magie elementali basate su fuoco, elettricità e ghiaccio per schiacciare i propri nemici, e il secondo fa uso di magia oscura evocando scheletri, golem e sfruttando i cadaveri dei propri avversari. Infine c’è il Druido, la classe ibrida del gioco al momento, particolarmente legato alla natura, con la possibilità di trasformarsi in orso o lupo mannaro per attacchi ravvicinati o usare magie legate alla terra o al vento per duellare dalla distanza.

Troviamo quindi classi per ogni stile di gioco e tipologia di giocatore, oltre a build potenzialmente infinite all’interno delle stesse. In più l’editor dei personaggi ha subito una netta evoluzione rispetto al passato: nel terzo capitolo infatti non era possibile agire sull’aspetto fisico del proprio alter ego. Pur trattandosi di un editor non originale e tranquillamente in linea con altre produzioni odierne, è apprezzabile la sua implementazione, richiesta a gran voce dai fan.

diablo 4 city night

In maniera molto graduale, il titolo introduce vecchi e nuovi giocatori alle meccaniche inedite, con un gameplay che farà sentire subito a casa i veterani della serie, ma che non mancherà di riservare loro qualche sorpresa come la nuova gestione della propria build. Ogni level-up del nostro personaggio ci darà accesso a un punto abilità (ottenibili anche completando obiettivi secondari o scoprendo nuove zone della mappa di gioco). Le abilità, distribuite nel nuovo skill tree dedicato, si possono raggruppare in quattro grandi categorie: Base, Primarie, Ultra e Passive, in maniera non troppo differente dal passato. A queste si aggiungono nodi secondari che ci consentiranno di investire punti per migliorare i danni critici inflitti, il recupero della salute, il raggio d’azione dei nostri attacchi e così via.

Giunti al livello 50, per la maggior parte dei giocatori in pieno post-game, troviamo i tabelloni dell’eccellenza, nodi aggiuntivi di potenziamento fino al livello 100. In tutto ciò si intrecciano i quattro livelli di difficoltà presenti al lancio, di cui i primi due (Avventuriero e Veterano) disponibili fin da subito e i restanti (Incubo e Tormento) accessibili nel post-game, dopo aver soddisfatto determinati requisiti in termini di livello del personaggio e di completamento di dungeon particolarmente ostici. Come da tradizione, i livelli di difficoltà maggiori permettono l’accesso a loot più cospicui e conseguentemente all’equipaggiamento leggendario più raro. La mappa di gioco è particolarmente estesa e non troviamo più divisione tra zone, con caricamenti quindi presenti solo all’ingresso dei dungeon.

diablo 4 skills

Pad alla mano si avverte sin da subito un rallentamento generale dell’azione, con una sostanziale riduzione della frenesia osservata nel terzo capitolo, ma senza apparire eccessivamente legato al passato come lo era Diablo II: Resurrected. Diablo 4 si pone, quindi, come la perfetta via di mezzo con un gameplay sempre votato all’azione ma più ragionato e metodico di quanto visto 11 anni fa in Diablo 3, valorizzando un maggior numero di build ed evitando il classico “spam” delle solite poche abilità durante i combattimenti.

Graficamente il salto compiuto in avanti da Blizzard è notevole, nonostante la natura cross-generazionale del titolo. Durante la lunga prova che ha preceduto questa recensione ho avuto la possibilità di giocare Diablo 4 su tre piattaforme diverse. Su PlayStation 5 e Xbox Series X troviamo un frame rate ancorato ai 60fps e una risoluzione dinamica in 4K, che usando tecnologie proprietarie di upscaling e il FidelityFX di AMD restituisce un risultato assolutamente di qualità, partendo da una risoluzione nativa attorno al 2K. Discorso simile per Xbox Series S, anche qui con un frame rate solido a 60fps ma con un taglio sulla risoluzione, con un upscaling fino ai 1440p partendo da una risoluzione dinamica nel territorio del Full HD, avvalendosi delle medesime tecnologie appena citate.

Impossibile poi non menzionare il maestoso comparto artistico, con una ritrovata identità che torna all’oscurità e alla brutalità sanguinolenta che hanno caratterizzato la serie nelle sue prime due iterazioni, un vero spettacolo visivo. L’impegno profuso sul piano grafico e artistico si può osservare anche su quello sonoro: i brani epici di sottofondo che da sempre hanno accompagnato le avventure dei giocatori non mancano anche in questo quarto capitolo, con i motivi più ricorrenti che rimarranno presto impressi nella memoria. Come da tradizione Blizzard, tuttavia, è il doppiaggio la vera ciliegina sulla torta della produzione, che si posiziona all’apice dell’industria fornendo l’esempio lampante di come dovrebbe essere doppiato una titolo tripla A degno di tale nome.

diablo 4 dungeon

Considerata la caratteristica always online di Diablo 4, stabilità dei server e netcode sono centrali per un’esperienza ottimale, e inevitabilmente hanno un peso importante anche in fase di recensione. Parlando dell’apertura dei server al day one non ho riscontrato particolari problemi con l’esperienza di gioco, riuscendo a effettuare il login fin da subito e iniziando la mia partita. Le due sessioni di beta (non prive di problemi) dei mesi scorsi sono indubbiamente servite per il potenziamento dei server e la correzione di eventuali problemi di stabilità. Tra gli utenti non sono mancate problematiche nei primissimi giorni, in particolare riguardo all’accesso su PlayStation, ma tutto si è risolto nel giro delle prime 48 ore dal rilascio del gioco.

Oltre al classico PvE, simile a quanto visto in passato con tanto di eventi globali contro boss particolarmente impegnativi, troviamo anche zone della mappa dedicate al PvP, rivelatosi un’aggiunta interessante che contribuisce a dare ulteriore varietà all’esperienza di gioco. In tutto ciò si aggiungono le novità delle stagioni, dalla durata trimestrale, che andranno ad arricchire il titolo nel corso dei mesi.

Diablo 4 arriva sul mercato dopo oltre un decennio dal terzo capitolo, a due generazioni di console di distanza e con un mercato fondamentalmente rivoluzionato. La base di partenza è estremamente solida e imponente, Blizzard da qui può costruire il futuro della serie e regalare agli utenti un altro decennio di scontri memorabili contro gli inferi fiammeggianti.

Un ringraziamento speciale a HK e Blizzard

Mentore Articoli
Alessio Contini all'anagrafe, Mentore sul web. Videogiocatore a 360 gradi, appassionato di tecnologia, automobili e semiotica. Studio linguaggi dei media e comunicazione.

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