Sono passati quasi quarant’anni dalla loro creazione, e per tutto questo tempo le Tartarughe Ninja sono riuscite a rimanere rilevanti nella cultura pop grazie non solo alla loro dura corazza, ma soprattutto alla capacità di evolversi costantemente attraverso tutti i media, accompagnando così l’infanzia di più di una generazione. Un posto speciale però se lo sono conquistate nel cuore dei millennial, che hanno vissuto appieno la loro epoca d’oro con la serie animata dell’87, e tra questi c’è quel bambinone di Seth Rogen.
Infatti è del comico canadese l’idea di riportare le Tartarughe al cinema dopo i due dimenticabilissimi live-action prodotti da Michael Bay, con un nuovo film animato dal titolo Tartarughe Ninja: Caos Mutante. Ci si potrebbe aspettare un film che punti a solleticare la nostalgia dei fan storici, e invece ciò che traspare dalla visione è un intento a parer mio più “nobile”, ovvero quello di trasmettere a bambini e adolescenti di oggi lo stesso affetto che si prova per questi personaggi, proponendone una versione tutta nuova in cui possano effettivamente rispecchiarsi. Una sorta di passaggio della torcia, o della pizza se vogliamo restare in tema.
La sceneggiatura è firmata dallo stesso Rogen assieme a Evan Goldberg, Jeff Rowe, Dan Hernandez e Benji Samit, e nonostante ci abbiano lavorato tante mani evidentemente è stato fatto un buon lavoro di squadra. Dopo un breve preambolo, il film ci presenta subito le quattro tartarughe mutanti permettendoci di inquadrare rapidamente le loro personalità, abilità e aspirazioni, mentre il compito di raccontarne le origini è affidato al loro maestro/padre Splinter con un intelligente e simpatico flashback.
Il bello di queste nuove “Teenage Mutant Ninja Turtles” (come sono chiamate in originale) è che una volta tanto restituiscono davvero l’idea di essere teenager, sia fuori che dentro. Le caratteristiche già note di Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo qui sono accompagnate da marcate differenze fisiche, ma tutti loro sono accomunati dall’avventatezza, l’ingenuità e fondamentalmente la stupidità adolescenziale. Se siete adulti potreste trovarli molto irritanti in alcuni momenti, ma insomma è proprio quello il punto.
Tuttavia c’è anche un lato apprezzabilmente più serio legato a questo aspetto, che consiste in quella voglia di trovare il proprio posto nel mondo e sentirsi accettati per quel che si è, tipica della fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta, che nel caso di creature mutanti costrette a vivere nelle fogne assume un peso notevolmente maggiore. Le quattro tartarughe infatti amano molte cose degli umani, e non desiderano altro che poter vivere normalmente in mezzo a loro, fantasticando persino su banalità come andare al liceo. Complice l’eccessiva ma comprensibile apprensività di Splinter, qui rappresentato più come un vero e proprio genitore che come un semplice maestro, sono invece sempre tenute a muoversi nell’ombra.
Le cose cambiano quando per via della loro imprudenza si ritrovano a fare fortuitamente amicizia con April O’Neil, qui rappresentata come una loro coetanea che si occupa del notiziario scolastico, e che con i protagonisti condivide il bisogno di essere accettata dagli altri. Proprio per questo decidono di aiutarsi a vicenda sconfiggendo Superfly, il più temuto criminale della città: April documenterà l’impresa facendo impennare la propria reputazione a scuola, mentre i quattro fratelli diventeranno eroi amati da tutti e potranno uscire allo scoperto. La faccenda però si fa più complicata quando i protagonisti scoprono che Superfly e i membri della sua banda sono tutti dei mutanti: fino ad allora non pensavano potessero esistere altri loro simili.
Dunque non manca qualche bella tematica, tra cui anche quella dei pregiudizi, ma sono tutte esplorate quel tanto che basta per arrivare a un pubblico giovane. Il film infatti ha chiaramente un target ben definito, come si evince anche dal modo in cui i personaggi si rapportano allo smartphone, il linguaggio utilizzato e la montagna di citazioni (di cui una inaspettatamente rilevante per la trama) a band, anime e film molto popolari tra i giovani. Non ci si preoccupa di compiacere anche gli adulti, e tutto sommato non trovo sia un difetto: apprezzo più una scelta ben precisa come questa che il tentativo di tenere il piede in due scarpe senza alla fine parlare a nessuno.
Il pubblico di tutte l’età in ogni caso potrà godersi il puro e semplice intrattenimento, che rimane il focus principale di Caos Mutante. Ci sono per l’appunto un gran numero di mutanti, il caos, l’azione e un sacco di umorismo, anche se in questo caso c’è da dire che potreste trovarlo un po’ indigesto se già di norma non vi piace Seth Rogen. La sua influenza infatti si sente tanto, tra i numerosi giochi di parole e battute alle volte fin troppo infantili.
Si tratta inoltre di uno spettacolo visivo non indifferente, poiché il film segue come molti il trend lanciato da Into the Spider-Verse sfruttando un’animazione ibrida, ma con un approccio originale, più “punk”, rimanendo in un certo senso coerente con il caos del titolo. I personaggi hanno spesso character design grotteschi, bizzarri, e sembrano quasi fatti di pongo, in più il mondo in cui si muovono è pieno di elementi 2D scarabocchiati, che vengono utilizzati anche per dare effetti come i raggi di luce o il fumo. Cose come queste sono realizzate proprio come le farebbe un bambino, ed è una scelta stilistica che ho trovato divertente e affascinante, nonché perfettamente adatta a un contesto assurdo come quello delle Tartarughe Ninja.
Jeff Rowe (già co-regista del fantastico I Mitchell contro le macchine) dirige il tutto con un piglio molto dinamico, dando il meglio di sé soprattutto nei combattimenti, aiutato anche da un bel lavoro di montaggio. La colonna sonora a cura di Trent Reznor e Atticus Ross infine fa un ottimo lavoro nell’accompagnare le scene con brani elettronici, i più energici dei quali presentano volutamente qualche sprazzo interessante di cacofonia assecondando lo spirito caotico di tutto il film; tuttavia non ci sono temi che si possano definire memorabili.
Tartarughe Ninja: Caos Mutante reinventa ancora una volta le quattro tartarughe mutanti, attraverso uno stile originale e con lo sguardo rivolto al presente. Il film prova ad offrire ai giovani una versione di questi personaggi che possa risuonare realmente con loro, priva di intromissioni nostalgiche nonostante l’idea parta da un vecchio fan come Seth Rogen.
Un tentativo che apprezzo, anche se non sono convinto che queste nuove Tartarughe Ninja siano davvero in grado di attecchire sulla nuova generazione, un po’ perché concentrandosi sugli aspetti più adolescenziali ci hanno rimesso quelli avvincenti da guerrieri ninja, e un po’ perché per stare così tanto sul pezzo con le citazioni il rischio è che il film invecchi rapidamente. Lo scopriremo solo con il tempo, e probabilmente già con l’affluenza al sequel anticipato dalla scena mid-credits.
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