Avatar: Frontiers of Pandora (Xbox Series X)

avatar frontiers of pandora recensione

Voto:

Sia con il primo film del 2009 che con il recente sequel La via dell’acqua, Avatar di James Cameron ha incantato il pubblico più per le proprie prodezze tecniche che per la bontà narrativa dell’intreccio. Finora infatti la saga ha sacrificato nel calderone del virtuosismo tecnologico una sceneggiatura che, al netto di qualche spunto di riflessione sulla cieca avidità dell’uomo nei confronti dell’ambiente (tema di preoccupante attualità), non ha mai lasciato un’impronta particolare nel cuore dello spettatore, facendolo perlopiù uscire dalla sala ancora stordito dagli effetti speciali.

La gestazione lunga e atipica che ha fatto intercorrere più di un decennio tra il primo e il secondo capitolo al cinema la ritroviamo anche nelle trasposizioni videoludiche. Abbiamo James Cameron’s Avatar: The Game, un primo gioco datato 2009 tutt’altro che indimenticabile, l’MMO mobile Avatar: Reckoning annunciato a inizio 2022 ma ancora in alto mare, e questo Avatar: Frontiers of Pandora che tra mille difficoltà è riuscito a sbarcare su PC, PS5 e Xbox Series X|S.

avatar frontiers of pandora shooting

Pur aggiungendo all’equazione la componente ludica, Frontiers of Pandora condivide il medesimo destino dei film. Il gioco Ubisoft, affidato all’abile studio interno Massive Entertainment, ripropone la solida impalcatura open world della casa madre, bellissima da vedere, gradevole da giocare se non per una flessione verso la fine, ma purtroppo condita da una componente narrativa appena sufficiente.

Eppure le premesse erano ottime, con una storia che si incastona nell’arco temporale tra il primo e il secondo film e uno stratagemma che sulle prime stimola il giocatore. Si vestono infatti i panni di un Na’vi vero e proprio (senza ricorrere a un avatar), preso in tenera età insieme ad altri da parte dell’RDA, con intenti accademici e di “civilizzazione”: i Na’vi vengono istruiti sugli usi e costumi degli umani, nonché addestrati a maneggiare le armi da fuoco. Gli indigeni di Pandora crescono con disciplina ferrea e rigore militare, ma il vuoto che portano dentro per essere stati strappati dalla loro casa ben presto si ingigantisce, e gli avvenimenti successivi richiederanno la loro fuga dalla base militare sul pianeta.

Cresciuti in un mondo non loro torneranno in una casa che non conoscono, di cui conservano solo qualche flebile eco d’infanzia, rimanendo sospesi tra due mondi che collimeranno solo una volta raggiunta la consapevolezza che c’è un pianeta da difendere. Il protagonista, ultimo sopravvissuto di un clan interamente scomparso in circostanze misteriose, partirà alla volta di un viaggio lungo l’inedita frontiera occidentale di Pandora, in cerca di alleati per far fronte alla minaccia dell’uomo. Un viaggio che gli permetterà di conoscere tutte le abilità e conoscenze di un Na’vi, e che gli farà scoprire verità terribili e preziosi compagni.

avatar gioco notte

Con questo incipit mi ero creato delle ottime aspettative riguardo la trama, la quale però andando avanti si sgretola sotto i colpi di una una narrazione standard nello stile dei più classici open world, senza personaggi o situazioni che riescano a rimanere in mente per più di una manciata di ore, e un villain che si vede solo nei primi cinque minuti e negli ultimi due. Strutturalmente la narrazione si divide in 3 macro-quest, tante quante sono le zone visitabili nel continente e i clan che le abitano, attraversate tutte da un filo rosso che le unisce e le fa convergere nel finale.

Tra queste, tutte a dir poco semplici (con qualche eccezione) in termini di design, forse quella che più convincente è la seconda, dal ritmo più circostanziato e coerente; la prima infatti perde di mordente per far spazio a un’introduzione troppo prolissa delle meccaniche, e la terza è troppo asservita a un climax finale che non solo non si dimostra efficace, ma dopo i titoli di coda lascia persino un sapore dolceamaro, quello di un’occasione sprecata.

Le missioni secondarie in tutto ciò non riescono a fare da contraltare, ma si pongono al pari di fetch quest da completare per fini meramente ludici, chiedendo al giocatore di spostarsi da un punto A a un punto B in maniera elementare. È un peccato veder trattate così piccole storie che avrebbero potuto veramente contribuire all’evocazione di un immaginario e rendere vivo il mondo di gioco, nonché donare un’identità davvero profonda e distinta (al di là dell’estetica) alle varie categorie “antropologiche” descritte nel gioco sotto l’etichetta di clan diversi.

avatar frontiers of pandora animali

Appena usciti dalla base militare, Ubisoft e Massive cominciano a srotolare un tappeto ludico che mette in luce un mondo dalla bellezza semplicemente abbacinante per fedeltà al brand e dovizia di particolari. È impossibile non partire da questa stessa bellezza per descrivere tutto l’aspetto ludico, essendo questo totalmente imbrigliato ad essa da venirne offuscato la maggior parte delle volte.

Sotto il cofano romba il motore Snowdrop, già conosciuto con The Division, che restituisce un mondo ricchissimo da esplorare e con il quale interagire. Un flusso di paesaggi mozzafiato senza soluzione di continuità, che non solo rende giustizia alla maestosità delle pellicole cinematografiche, ma fa apparire addirittura piatte le ambientazioni di quest’ultime, in confronto all’interazione permessa intrinsecamente dal mezzo videoludico.

Tecnicamente e artisticamente questa Pandora buca lo schermo del giocatore, trascinandolo nel suo caleidoscopio di flora e fauna, di fitta giungla e aridi deserti frustati dal vento, dove ogni singolo elemento, dal più piccolo arbusto al più imponente dei predatori, è ampiamente riconoscibile dai fan della saga di Cameron.

avatar gioco tramonto

La struttura ludica si basa sulla formula ormai rodata dei vari Far Cry usciti negli ultimi anni, proponendo un action-sparatutto in prima persona con grezzi elementi GDR. Dire che Frontiers of Pandora si discosti dal seminato sarebbe incorretto, ma al tempo stesso sarebbe ingiusto asserire che non provi ad essere internamente più coerente, o che non offra qualche stratificazione e profondità in più. Con l’espediente del Na’vi cresciuto come un esule, occorre imparare tutto da zero su Pandora. I vari alberi di abilità che scandiscono la progressione del personaggio guardano ad ogni aspetto del gioco: cucina, caccia-raccolta, crafting e arte bellica, con il plus dei ricordi Na’vi, speciali abilità che si acquisiscono recandosi in luoghi specifici sulla mappa.

Il livello generale del personaggio fa quasi totalmente capo all’equipaggiamento di strumenti d’offesa e armature sempre più potenti ed efficaci, dotate inoltre di abilità passive che dovrebbero rendere più oculata la costruzione di una build. Nella pratica basta semplicemente sostituire un pezzo con un altro più potente. Un giocatore relativamente navigato in fatto di giochi di ruolo sarà capace di rompere le meccaniche a metà dell’avventura, se non fosse che gli sviluppatori hanno intrecciato la progressione ludica a quella narrativa, frenando lo sviluppo del personaggio da una parte con il contingentamento dell’esperienza in macro-zone, dall’altra con il semplice escamotage di un livello minimo come requisito per affrontare le missioni. Questo da un certo punto in poi implicherà una piccola dose di grinding delle risorse.

avatar frontiers of pandora caccia

Il loop di caccia-raccolta e crafting è in effetti stimolante, e a mio avviso è l’aspetto in cui sono presenti i guizzi più interessanti della produzione. Compiendo favori ai vari membri dei clan con i quali verremo in contatto, questi ci ricompenseranno con progetti per creare equipaggiamento, che richiederanno un certo numero di risorse per essere craftati. Utilizzando in sinergia l’inestimabile compendio e la mappa di gioco è possibile comprendere come raccogliere tutto il necessario, che si presenta vario e con diverse rarità: la qualità più pregiata di un arbusto ad esempio si presenta solamente in biomi specifici e in condizioni climatiche precise, così come quella di alberi e animali. Il sistema di raccolta inoltre racchiude un minigioco (disattivabile in qualsiasi momento) che se eseguito alla perfezione alza le statistiche del pezzo di equipaggiamento che andremo a creare.

A differenza di altre produzioni Ubisoft, dove il mondo di gioco è poco più di un bellissimo sfondo vuoto, qui Pandora prova a farsi gameplay, rendendo come già accennato la mappa di gioco e lo scenario i veri protagonisti. Girare per la mappa diventando sempre più un abile conoscitore degli elementi che compongono il mondo di gioco e trarne giovamento è il fiore all’occhiello di questo tie-in, al punto che avrei gradito in più di un’occasione un sistema di parkour più complesso per gestire corsa e arrampicata. Menzione particolare per il sistema di cucina, che mi ha ricordato vagamente The Legend of Zelda: raccogliendo frutti e cacciando la fauna si può dar vita in aree apposite a combinazioni di essi, che donano buff differenti a seconda di quello che si prepara, in più è possibile salvare le proprie ricette preferite per una navigazione successiva più rapida.

avatar gioco giungla

Essendo cresciuto tra due mondi, il nostro Na’vi è in grado di maneggiare gli strumenti di offesa di entrambi: archi di tutti i tipi per gli indigeni, fucili d’assalto e shotgun per gli umani. È innegabile che sia stata data particolare attenzione ai primi, la cui varietà offre vantaggi differenti a seconda del caso. Questa stratificazione tuttavia fa il paio con una generale banalità dei combattimenti e degli approcci agli scontri; recandosi nel solito avamposto (la maggior parte delle volte povero in termini di design), si affrontano pochissime varietà di nemici, quasi uguali lungo tutto il gioco, con una IA ai limiti della decenza e un gunplay morbido e in generale solo sufficiente. Rimanendo in tema di armi, il sistema di caccia si presenta come un’ipersemplificazione di quanto visto negli Horizon di Guerrilla, con una vista Na’vi che evidenzia i punti deboli degli animali.

Avendo come metro di paragone e giudizio il più classico dei blockbuster Ubisoft, ho apprezzato i passi avanti fatti. C’è in effetti un coinvolgimento generale di tutte le componenti ludiche nel completamento dell’avventura, laddove in altre produzioni alcuni aspetti sono molto spesso accessori o totalmente ininfluenti. Tuttavia dopo un po’ lo spettro della ripetitività si palesa in maniera prepotente, e ludicamente il titolo non si discosta quasi mai dalla sufficienza scivolando talvolta nel banale. Ci sarebbe da fare più di una considerazione su quanto la formula open world classica, così amata dal grande pubblico per la sua accessibilità e sempre meno ben vista dalla critica specializzata, sia ormai al tramonto, ma sono riflessioni che lascio da parte in questa sede.

avatar frontiers of pandora na'vi

Per finire, il mondo di gioco e i suoi biomi sono costruiti in maniera eccezionale, e rappresentano la vera colonna portante di Avatar: Frontiers of Pandora. Con il fedele strumento di cattura accessibile dal menù, varrà la pena immortalare quasi ogni metro della mappa, che offre scorci sempre diversi e sempre in movimento. Dal punto di vista grafico il titolo Ubisoft ha pochissimi rivali, su PC come su console. La versione Xbox Series X, da me provata con il preset Performance, si è comportata generalmente bene nell’esplorazione, prestando però il fianco a vistosi cali di frame rate nelle situazioni di combattimento più concitate. Nulla di così grave da rendere l’opera ingiocabile, sia chiaro, ma alcune volte ho raggiunto il game over proprio per questa ragione.

Ho giocato a Frontiers of Pandora per circa 60 ore completando la missione principale, gran parte delle secondarie e scoprendo tutta la mappa di gioco. Volendo tirare dritto per rivelare semplicemente il destino di Pandora non stimo una durata minore di 25 ore, che tuttavia dovranno essere coadiuvate necessariamente da alcune attività accessorie, per soddisfare i crescenti requisiti di livello delle quest principali.

Boligno Articoli
Videogiocatore da che ho memoria e lettore accanito, ritengo il videogioco una delle massime espressioni di arte al pari della letteratura e della poesia, altra mia grande passione. Divoro tutto il divorabile, con una predilezione per i giochi di ruolo e gli sparatutto.

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