Tim Burton è tornato.
Seppur non paragonabile ad un Beetlejuice o ad un Edward Mani di Forbice, Miss Peregrine – La Casa dei Ragazzi Speciali è quanto di più Burtoniano ci sia stato regalato negli ultimi anni. Avevo quasi abbandonato ogni speranza di ritrovare nelle sue pellicole la fantasia, l’estro e il genio che mi avevano conquistata sin da bambina, invece sono rimasta piacevolmente sorpresa! Tuttavia è giusto puntualizzare che il film è tratto dal romanzo omonimo di Ransom Riggs, quindi è probabile che Burton sia ancora a corto di nuove idee, ma per questa volta ci accontentiamo del fatto che abbia saputo scegliere una storia adatta al suo vecchio stile.
Miss Peregrine -interpretata da una sublime Eva Green al top della sua forma- è la direttrice di una casa per bambini e ragazzi “diversi”, che a causa dei loro poteri non riescono ad integrarsi nel mondo. Come gli X-Men, giusto un tantino più inquietanti (una bambina dai riccioli biondi ha una bocca dai denti affilati dietro il collo). Il protagonista della storia è, sorpresa sorpresa, un adolescente (Jake) di corporatura esile, occhi chiari e carnagione pallida, che sta sempre per conto suo; nella scena iniziale lo vediamo sistemare della carta igienica sullo scaffale di un supermercato, mentre i suoi compagni di scuola lo prendono in giro. Sì, con molta probabilità Tim Burton ha vissuto una brutta adolescenza e si sfoga facendo morire male i bulletti nei suoi film (ma male male, ricordiamo il bullo in Big Fish che muore d’infarto sulla tazza del bagno o quello di Edward Mani di Forbice che si sfracella da una finestra).
Tim, così ci piaci.
Ci tengo a non spoilerarvi assolutamente nulla di questo film, perché finalmente ci troviamo di fronte ad una sceneggiatura non banale, come poche se ne vedono ultimamente. La storia funziona molto bene nel primo tempo e perde qualcosa nel secondo, lasciando spazio all’azione e agli effetti speciali: quando uno dei temi trattati è il viaggio nel tempo, il pericolo incongruenze e paradossi è sempre dietro l’angolo, anche se in questo caso gli autori sono riusciti a mantenere una sorta di coerenza per tutta la durata della pellicola (con qualche piccola forzatura). Un cenno di lode va al reparto casting di questa produzione, che ha saputo dare il giusto volto ad ognuno dei bambini, per non parlare di Samuel L. Jackson nei panni di un cattivo inquietante e comico allo stesso tempo; e Miss Peregrine, che non potrei immaginare interpretata da nessun’altra se non dalla Green. Anche la fotografia non delude affatto, anzi, ci regala delle immagini iconiche simili alla danza di Winona Ryder sotto la neve e alla scena dell’innamoramento in Big Fish. Ma soprattutto quelle facce mostruose che ricordavate in Beetlejuice, le ritroverete tutte, migliorate da una CGI lodevole.
In conclusione, non me la sento di gridare al capolavoro, perché manca quel qualcosa di visionario e onirico che caratterizza il Burton degli anni ’90. Nonostante ciò, il film è assolutamente godibile, una piccola perla di questo 2016. Inoltre, sebbene lo stereotipo del ragazzo timido e taciturno sia stato abbondantemente abusato nel corso degli anni, in questo caso Jacob non si trasforma in spavaldo cacciatore di mostri nel giro di due ore: rimane se stesso per tutto il tempo, cercando di fare del suo meglio per salvare la situazione. Un argomento che invece è sempre bene inserire in un film rivolto ai ragazzi è l’accettazione della propria personalità, da parte degli altri ma soprattutto di se stessi: il padre di Jake non fa altro che ripetere di come il figlio soffra di disturbi psicologici, quando in realtà è solo un ragazzo con una fervida immaginazione. Non sia mai che quelli strani siano i deficienti che ti vengono ad insultare al supermercato mentre stai lavorando.
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