Imaginary, un horror (paradossalmente) senza fantasia

imaginary film horror 2024

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La Blumhouse continua a sfornare pellicole come se non ci fosse un domani, ma si sa, la quantità raramente va di pari passo con la qualità. Con Imaginary si torna un po’ al passato ripescando il tema dell’amico immaginario, sulla falsariga di Chucky, Annabelle e per certi versi la più recente M3GAN, ma con sostanziali variazioni. Infatti stavolta non troviamo spiriti di serial killer o intelligenze artificiali fuori controllo, bensì un’entità con scopi ben precisi.

Imaginary inizia, incredibilmente, con una famiglia che si trasferisce in una nuova casa, famiglia composta da Jessica (DeWanda Wise), il suo compagno e le due figlie di lui, l’adolescente Taylor e la piccola Alice. Sarà proprio quest’ultima a trovare nella nuova casa (che poi è quella dove è cresciuta la matrigna) l’orsacchiotto Teddy, con il quale instaurerà un rapporto pian piano sempre più inquietante.

imaginary alice e teddy

Come accade spesso con le produzioni Blumhouse, il soggetto tutto sommato non è così male, il problema (ricorrente) sta all’atto pratico nella mancata valorizzazione di tematiche e spunti che in realtà avrebbero molto da dire. La regia (e per un terzo la sceneggiatura) è di Jeff Wadlow, che già con gli horror precedenti Fantasy Island e Obbligo o Verità non aveva di certo brillato, e qui continua a non fare di meglio. Il mancato superamento dei traumi infantili, la voglia dei bimbi di evadere con l’immaginazione e cercare un luogo sicuro dove rifugiarsi, la personificazione del proprio giocattolo preferito, le difficoltà di una donna nel diventare madre di figli non suoi, sono tutti elementi con un grande potenziale che però viene malamente sprecato.

La prima metà del film è semplicemente noiosa (non riuscivo a smettere di guardare l’orologio), e le uniche cose che cercano di mantenere la soglia dell’attenzione a un livello sufficiente sono tre jumpscare e un paio di porte scricchiolanti. Tutto il primo, necessario, atto introduttivo è blando, accompagnato da dialoghi rivedibili e anche da interpretazioni non particolarmente entusiasmanti. L’unico elemento ben riuscito è proprio l’orsacchiotto Teddy, che nel suo essere davvero carino e puccioso non lascia mai presagire la vera natura che si cela al suo interno (al contrario ad esempio di Annabelle, palesemente ammantata da un’aura malvagia). Ma anche questo dettaglio, saggiamente contrastante, viene vanificato da una tensione pressoché assente, un’incapacità di costruire inquietudine laddove le possibilità non sarebbero mancate.

imaginary film horror personaggi

Fortunatamente la seconda metà del film riesce un po’ a risvegliare lo spettatore dal torpore generale, non prima di una serie di spiegoni sparati qua e là, con un ultimo atto dai risvolti fantasy che perlomeno accende la curiosità e l’immaginazione. L’intrigante ambientazione di quest’ultima parte sarebbe stata un invito a nozze per qualsiasi regista con un minimo di inventiva in più, e in una certa misura avrebbe potuto valorizzare quanto visto fino a qui, ma no: Wadlow si accontenta di un compitino privo di guizzi e di mordente. Qualche discreto spunto orrorifico c’è, bisogna dirlo, ma è proprio un contentino paragonato alla miriade di possibilità a disposizione. Per non parlare di tutte le implicazioni psicologiche dei personaggi, che vengono risolte alla meno peggio con frasi che vorrebbero essere ad effetto buttate qua e là, baci e abbracci.

Insomma, anche questa volta purtroppo la Blumhouse riesce a vanificare una buona idea, con tematiche potenzialmente interessanti, limitandosi a un compitino mediocre. Se in Night Swim (altro recente buco nell’acqua della casa di produzione) era debole proprio l’idea di partenza e sarebbe servito qualcuno al livello di Jordan Peele per renderla minimamente valida, in Imaginary è lampante la sensazione di trovarsi davanti a un’occasione sprecata. Sarebbe bastato veramente poco, forse anche solo mettere il film nelle mani di un regista più capace con gli horror, e invece tocca a noi spettatori giocare con l’immaginazione esplorando tutte le possibilità mancate.

Un ringraziamento speciale a Eagle Pictures

Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

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