Passati i consueti 2 anni dalla fine della stagione precedente, Prime Video ci ha consegnato la nuova e (ufficialmente) penultima parte delle avventure dei Boys, in perenne lotta contro Patriota e tutti i super della Vought. Il finale della stagione 3 aveva di fatto riportato (di nuovo) gli equilibri sempre allo stesso punto, con Patriota sempre più al limite della psicosi e i Boys ancora una volta punto e a capo, avendo sprecato la loro occasione di ucciderlo tramite Soldatino per colpa di Butcher; inoltre, anche gli inciampi produttivi come l’uscita dell’attrice Dominique McElligott (Maeve) con la conseguente chiusura raffazzonata della sua storyline – e la rimescolanza di quelle a lei tangenti – avevano condotto la serie ad impantanarsi nella ripetizione delle stesse dinamiche. Nonostante il finale sottotono, però, la terza stagione era comunque ricca di satira politica e spunti narrativamente interessanti, e rimaneva tutto sommato quasi al livello delle due precedenti.
Questa quarta stagione, trasmessa con la solita formula delle prime 3 puntate rilasciate insieme e poi le successive settimanalmente, inizia qualche mese dopo gli eventi dello spin-off Gen V, dal quale confluiscono nella serie madre alcuni personaggi come Tek Knight (Derek Wilson), e vede i Boys (orfani di Butcher) intenti nell’assassinare Victoria Neuman, sempre più vicina alla vicepresidenza degli Stati Uniti. Butcher infatti era stato allontanato dopo la fine della terza stagione, e ormai si ritrova con pochi mesi di vita a causa del tumore al cervello, potenziato anch’esso dal Composto V. Patriota invece continua a trascorrere la sua vita una crisi esistenziale dopo l’altra, e viene presentato in questa stagione come preoccupato per essersi ritrovato dei peli bianchi, sintomo inequivocabile di quell’umanità che vorrebbe per sempre ripudiare.
Nelle consuete 8 puntate che compongo la stagione, assistiamo a quello che è probabilmente il cour di episodi che più gira a vuoto di tutti quelli usciti finora: se la terza stagione rallentava i ritmi narrativi per concentrarsi sugli sviluppi psicologici dei personaggi, la quarta non riesce a scegliere coerentemente una direzione. Quel che rimane quindi è una stagione dal ritmo forsennato, in cui accadono moltissimi eventi e allo stesso tempo si cerca di renderli impattanti per i personaggi, senza che questi però abbiano mai effettivamente tempo “on screen” per elaborare tutto quello che gli sia successo.
Dovendo recuperare il “terreno” perso nella terza stagione, Kripke e il suo team di sceneggiatori cercano disperatamente di raggiungere un punto di rottura che possa effettivamente lanciare la serie verso il suo finale, ma purtroppo il canovaccio narrativo rimane sempre lo stesso. Anche il finale di stagione – per quanto scioccante per i suoi risvolti narrativi – viene smorzato dalla consapevolezza che sia solo l’ennesimo modo di rendere Patriota ancor più “potenzialmente” pericoloso e fuori controllo, esattamente come alla fine delle precedenti stagioni, che poi all’inizio della successiva riportavano quella minaccia a un livello sopportabile per permettere alla storia di ricominciare.
Anche la violenza sembra ormai inserita solamente come shock value, con situazioni al limite del ridicolo (ad esempio i pattinatori sul ghiaccio) che sembrano inserite solo perché il marchio di fabbrica della serie ormai è divenuto l’estrema violenza su schermo. L’inserimento poi di molte sottotrame rapide e poco naturali – come quelle frettolose di Frenchie o di Latte Materno, quella del padre di Hughie con delle scelte super forzate, o quella della new entry Kessler (Jeffrey Dean Morgan) palese nei suoi sviluppi fin dall’inizio – inserite solo per portare i personaggi a un determinato punto del loro sviluppo e poi dimenticate, alimenta il senso di rapidità della stagione, come se si volessero portare al pettine tutti i nodi in troppo poco tempo. Specialmente Hughie ogni volta che viene colpito da qualche trauma (e in questa stagione sono molti) non ha assolutamente tempo on screen per poter evolvere ed elaborare tutto quello che succede, nonostante poi un timeskip ci mostri che l’ha fatto.
Al di là di quanto detto comunque non è tutto da buttare, anzi, ci sono moltissimi momenti di grande televisione anche in questa quarta stagione, rappresentati in particolare dal personaggio di Firecracker (Valorie Curry) e dalle storyline di A-Train, Ryan e Patriota, in quest’ultimo caso con Antony Starr che dà ancora una volta prova di tutte le sue doti attoriali. Soprattutto nella puntata dedicata al suo passato, la quarta, vengono rappresentante alcune dinamiche che riescono a colpire emotivamente lo spettatore anche se si sta parlando del villain più temibile e senza scrupoli della storia. Allo stesso modo tutta la critica sociale delle precedenti stagioni e la satira sulle politiche statunitensi sono più forti che mai, rendendo la serie sempre molto scorrevole e allo stesso tempo piena di riflessioni sulla contemporaneità. Bisogna comunque dare atto a Kripke ed i suoi collaboratori per la maestria nel non perdere mai il filo di nessuna sottotrama, che pur essendo sovrabbondanti e spesso sbrigative sono sempre utili ad uno scopo narrativo; che poi questa sia la loro unica ragione di vita è un’altra storia.
Questa quarta stagione di The Boys è chiaramente un ponte per la quinta e ultima, e proprio per questo soffre più delle altre nel non essere sempre a fuoco in quello che vuole raccontare, dovendo passare di palo in frasca per poter preparare al meglio lo scontro finale tra Boys e super. Nella speranza che la stagione conclusiva possa risollevare il livello e far tornare The Boys nell’olimpo della televisione, constatiamo la sua discesa verso un prodotto comunque ben fatto, ma lontano dai fasti soprattutto della seconda stagione. Se il trend dovesse invertirsi, potremmo sicuramente perdonare a Kripke alcuni di questi passi falsi in favore di un finale soddisfacente ed emozionante, ma se anche la prossima stagione dovesse andare a calare, forse avremmo di fronte uno dei più grandi sprechi di potenziale nella storia delle serie tv.
Commenta per primo
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.