Da mero orpello narrativo a grande tassello di worldbuilding, lo sport magico ideato da J.K. Rowling ha saputo conquistare tutti da subito. Schiere di maghi si recano elettrizzati ogni quattro anni alla coppa del mondo, mentre una moltitudine di gran lunga maggiore di babbani sognerà per tutta la vita di poter cavalcare una scopa e sfrecciare mentre la folla dagli spalti li acclama.
Violento, spettacolare e affascinante, il Quidditch oggi gode di un’autonomia tutta sua, sia a livello di sport praticato (sì, si corre con la scopa in mezzo alle gambe) che mediale, emergendo nell’immaginario collettivo come tra le creature letterarie più potenti partorite dalla penna della scrittrice inglese. È possibile quindi rendere divertente, coesa e coerente una disciplina nata come spettacolarizzazione letteraria, come artificio per rendere verisimile un mondo fantastico? Unbroken Studios tenta di rispondere affermativamente con il suo Harry Potter: Campioni di Quidditch, trasposizione videoludica delle scope, bolidi e boccini che abbiamo imparato ad amare.
Il caos e le sue regole
Attraverso le indicazioni di alcuni dei personaggi più famosi della saga si viene a contatto con le meccaniche di gioco. Il tutorial, ambientato tutto a casa Weasley, “la Tana”, ci introduce al funzionamento pad alla mano del movimento in sella alla scopa e di ogni ruolo, con la possibilità di affrontare anche alcune partite di allenamento. Per confezionare la migliore esperienza possibile, videoludicamente parlando, gli sviluppatori hanno dovuto cambiare alcune regole dello sport: si gioca 6v6 anziché 7v7, il boccino non decreta più la fine del match e i famigerati 150 punti, ma solo 30, e si può continuare a giocare fino allo scadere di un timer di 7 minuti. Una scelta che, non me ne vogliano i puristi, personalmente approvo.
Il boccino, che appare due volte a partita, garantisce colpi di scena e mantiene il ritmo serrato fino allo scadere. Si perde tanto di quello che nei libri è l’apice della suspense e dello spettacolo, ma una traduzione pedissequa della lore di partenza avrebbe sbilanciato irrimediabilmente l’economia di gioco. Così come mantenere due battitori, che avrebbero reso ancora più caotica una atmosfera che almeno sulle prime è disorientante di suo.
Luci e ombre a Hogwarts
Si viene sommersi infatti da indicatori di ogni genere, dalla posizione dei compagni e della pluffa passando per i bolidi, e ogni azione di contrasto è innescata da un quick time event la cui finestra temporale viene regolata dalla nostra posizione rispetto l’azione che stiamo per compiere. A tutto questo si aggiunge il fatto che possiamo controllare, a turno, tutti i giocatori presenti sul campo da gioco, laddove i restanti vengono mossi dalla IA. Occorre qualche ora di confidenza per affermare che il sistema tutto sommato funziona, e se offline i primi match restituiscono la sensazione di avere a che fare con dei binari intervallati da minigiochi, in PvP la situazione migliora notevolmente.
Il menù di gioco rivela una struttura di modalità e progressione tutto sommato classica, assimilabile a tanti free-to-play presenti sul mercato, con l’eccezione che qui tutto è sbloccabile con valuta guadagnabile in-game. Tra scope e cosmetici c’è abbastanza contenuto da poter personalizzare a dovere la propria squadra, anche con ripercussioni in alcuni casi sul gameplay: giocando si guadagnano punti abilità da spendere per la “costruzione” dei propri ruoli, ognuno con 3 skill tree appositi a seconda dello stile di gioco che si vuole adottare. Parlando di modalità, è presente una carriera, nient’altro che una serie di tornei aventi come sfondo gli stadi presenti nel gioco (tutti realizzati con rispetto verso i materiali di riferimento), sessioni co-op e una modalità di amichevoli PvP, in cui si gioca 3 contro 3.
Potenzialità e mancanze
Le fondamenta del sistema, una volta volati verso il vero volto della produzione, brillano e vacillano paradossalmente allo stesso momento, e laddove la produzione è divertente nel suo immediato caos, finisce presto per scadere nella ripetitività un po’ per limiti strutturali dello sport al quale si ispira, un po’ per la scelta di limitare i giocatori umani presenti sul campo. Infatti la scelta dell’ultimo minuto di dare al giocatore due ruoli controllabili in PvP (cacciatore fisso, e l’altro a seconda di quello che si è scelto nella coda di matchmaking) è spiegabile solamente come operazione di snellimento nella ricerca delle partite o come, forse più maliziosamente, tentativo di dare varietà ad una formula che tende a stancare velocemente se si passa tutto il tempo a occuparsi di un compito solo. Una modalità 6v6, unico approccio al gioco nei mesi di test precedenti al rilascio, è stata comunque promessa entro la fine del 2024.
Forse la presenza di questa mi avrebbe aiutato per un’analisi più approfondita sulle potenzialità e i limiti dell’opera. Nella situazione attuale, il battitore è il playmaker assoluto della squadra, non si può lasciare all’intelligenza artificiale il controllo del portiere (quindi si deve sacrificare un cacciatore) e il cercatore si occupa per due brevi lassi di tempo di quello che a conti fatti è un minigioco. Per i cacciatori ci si limita a passare la pluffa in avanti, senza quasi alcun tipo di coralità. Verrebbe da pensare sia un peccato, ma a conti fatti ci si rende conto che non si sarebbe potuto fare di meglio.
Posto che non può essere considerato uno sportivo a tutti gli effetti, nella mia testa lo posizionerei in un genere il cui vertice è rappresentato da Rocket League, di cui però non raggiunge l’immediatezza né la profondità. Rimane un buon gioco su una licenza potentissima, ma che difficilmente farà breccia se non si è appassionati della saga e si vuole un gameplay easy to learn/hard to master.
A livello di fan-service ci si attesta su livelli ottimi, con una soddisfacente riproduzione artistica di ogni elemento, e dal lato tecnico pur non essendoci alcun tipo di complessità poligonale si ha un buon compromesso tra fedeltà grafica e prestazioni. Il lato debole, forse perché sono i primi giorni dopo il lancio ufficiale, è il netcode, che ha prestato il fianco a diverse magagne durante la mia prova.
Disponibile gratuitamente per gli abbonati a Playstation Plus, Harry Potter: Campioni di Quidditch è un’ottima esperienza per vivere lo sport dei maghi in prima persona. Rendere leggibile e divertente la complessità e il numero di eventi a schermo durante il Quidditch non è cosa da poco, e Unbroken Studios ha centrato il suo obbiettivo. Per gli utenti più smaliziati tuttavia l’opera paga il caro prezzo di fare riferimento ad uno sport che non è mai stato concepito come tale, ma come abbellimento di una narrazione senza tempo. Come videogioco, il problema di Campioni di Quidditch è il Quidditch stesso.
Un ringraziamento speciale a WB Games
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