Realizzare un buon fumetto, film o libro per giovanissimi è una sfida: bisogna trovare il giusto equilibrio per evitare cinismo e finali shakespeariani, senza però dipingere un mondo troppo edulcorato e privo di conseguenze. È importante offrire ai ragazzi uno spazio in cui poter affrontare sentimenti complessi, pur mantenendo la giusta leggerezza che li intrattenga, li educhi e lasci il segno.
Testa di picchio, fumetto scritto da Frédéric Brrémaud e disegnato da Giovanni Rigano, in parte riesce in questa impresa. La protagonista, che dà il nome alla serie, vive avventure fantastiche che, pur essendo lontane dalla realtà del nostro mondo, trasmettono un profondo amore per la natura. Le sue storie ricordano in un certo senso quelle della celebre Pippi Calzelunghe e di altri personaggi simili, che ogni tanto varrebbe la pena riscoprire.
Testa di picchio vive in una baita tra le montagne di una regione chiamata Bayou, negli USA, intorno agli anni ’30 o ’40, insieme alla nonna e in compagnia degli animali della foresta, con cui ha stretto amicizia. Rimasta orfana di entrambi i genitori, e con la sorella maggiore Milady che vive lontano, la protagonista ha imparato a comprendere e a farsi capire dagli animali. A volte deve usare il suo bastone a forma di testa di picchio per convincere le bestie più fameliche a non azzannarla, ma il suo intento è sempre quello di creare un legame e mai di usare la violenza gratuitamente. Sua nonna è ovviamente molto in pensiero per lei, data la sua propensione a cacciarsi in situazioni pericolose. Come potete immaginare, Testa di picchio è molto testarda e non può far a meno di seguire il suo istinto, ma è proprio grazie alla sua spensieratezza e genuinità che riesce a cavarsela.
Questo primo volume è diviso in due storie: nella prima vediamo Milady che, dopo essere passata da un lavoro a un altro, riesce per un colpo di fortuna a farsi assumere come ballerina di tip tap in una compagnia itinerante di varietà. La tournée si svolgerà perlopiù in Europa, ma prima di partire si esibiranno a New Orleans. Purtroppo siamo in inverno, e a causa della neve copiosa e della lontananza, la nonna dovrà rifiutare la richiesta della nipote, che vuole recarsi in città per assistere allo spettacolo della sorella. Ma Testa di picchio, come prevedibile, decide di fare di testa sua: prepara i bagagli e parte di notte a bordo della sua slitta, attraversando tutta la regione. Durante il viaggio fa amicizia con coccodrilli e felini di grossa taglia, sbaraglia un gruppo di bracconieri e riesce infine a raggiungere la sorellona, salvandola dal panico da palcoscenico.
Nella seconda storia, Milady decide di prendersi una vacanza e di raggiungere la sua famiglia in mongolfiera, ma lungo il viaggio incontra un ragazzino di nome Cosimus, che ha perso la sua scimmietta Bonbon nella foresta. Una volta ricongiunta con Testa di picchio, decidono di aiutarlo. I tre compagni però dovranno fare i conti con un’estate torrida, in cui un enorme incendio ha messo in fuga gli animali della foresta. Con l’aiuto di un eremita, il suo orso e un ranger a cavallo, cercheranno di salvare Bonbon e sfuggire alle fiamme.
Giovanni Rigano ha fatto un lavoro meraviglioso, dal delizioso character design agli sfondi e alle panoramiche della foresta e degli altri ambienti; i colori vivaci e le vignette dinamiche accompagnano perfettamente la sceneggiatura di Frédéric Brrémaud, che scorre rapida e ci mostra come Testa di picchio, con un po’ di inventiva e coraggio, riesca sempre a compiere imprese straordinarie.
Questo ritmo serrato, però, penalizza un paio di momenti della seconda storia dal grande potenziale emotivo, che vengono purtroppo risolti in poche vignette. Inoltre, a volte si ha l’impressione che i personaggi parlino in modo molto simile tra loro o che non abbiano reazioni coerenti con il loro carattere. È un peccato, perché dopo aver introdotto la protagonista nella prima storia, tramite la sorella avremmo potuto conoscerla un po’ meglio. Nonostante ciò, le storie sono ben realizzate e trasmettono, in modo implicito ed esplicito, il rispetto per la natura e gli animali, affrontando tra i vari temi quello del bracconaggio. Spero che andando avanti si possa esplorare un po’ di più l’emotività della protagonista e degli altri personaggi, mantenendo comunque il tono scanzonato che caratterizza il fumetto.
Testa di picchio fa divertire e sognare, raccontandoci l’importanza dell’innocenza e della speranza con una narrazione magari poco realistica, ma di cui abbiamo tanto bisogno.
Un ringraziamento speciale a SaldaPress
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