Megalopolis, la divisiva utopia kitsch di Francis Ford Coppola

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Francis Ford Coppola è uno dei grandi maestri della New Hollywood, che ci ha regalato capolavori come la trilogia de Il Padrino, Apocalypse Now, La conversazione o il famoso riadattamento del Dracula di Bram Stoker. Il suo ultimo film, Twixt, è uscito nel lontano 2011 senza però aver mai ricevuto una distribuzione ufficiale in Italia, solamente il passaggio notturno su Rai 3 in Fuori Orario di Enrico Ghezzi. Dopo più di 13 anni lontano dalla macchina da presa, il vecchio Coppola quindi ha deciso di metter mano al proprio portafoglio, vendere alcuni dei propri vigneti e racimolare la somma di 120 milioni di dollari con cui produrre un suo progetto dei sogni: Megalopolis.

Erano oltre 40 anni, infatti, che il maestro statunitense sognava di portare a compimento questa sua sceneggiatura, che nessun produttore sembrava convinto di voler finanziare. Ma dopo tutto questo tempo e varie riscritture ecco che finalmente il film è arrivato sul grande schermo, dividendo completamente il pubblico già dalla sua presentazione al Festival di Cannes, tra persone in visibilio e altre corse subito a sciacquarsi gli occhi.

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La storia si colloca in un prossimo futuro a New Rome, nuova capitale degli Stati Uniti, dove ormai tutta la cultura moderna americana si basa sull’antica società romana. Il protagonista è Cesar Catilina (Adam Driver), un visionario architetto che vorrebbe riprogettare la città secondo la propria visione utopica grazie a un nuovissimo materiale di sua scoperta, il Megalon, che sembra possedere delle proprietà fuori dalle leggi della fisica classica. Ad opporsi al suo operato c’è il sindaco di New Rome, Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), che invece vorrebbe mantenere inalterato lo status quo soprattutto per interessi personali. A fare da ago della bilancia ci sono due personaggi fondamentali: Julia Cicero (Nathalie Emmanuel), figlia del sindaco, che nonostante la fedeltà al padre nutre un grande interesse per Catilina, e Clodio Pulcher (Shia LaBeouf), cugino di Catilina, che ossessionato da Julia vuole distruggerlo per poterla fare sua.

Il film si muove tra gli intrighi di potere di questi personaggi, ognuno con un diverso scopo e una diversa ambizione. Oltre i sopracitati, spiccano anche Hamilton Crassus III (Jon Voight), vecchio magnate di New Rome, zio di Catilina e padre di Clodio (del quale i due si contendono tra l’altro il favore e l’eredità), e Wow Platinum (Aubrey Plaza), compagna di Catilina, una giornalista senza scrupoli pronta a far carriera calpestando chiunque, persino lo stesso partner. Per stessa ammissione di Coppola, il film prende ispirazione dallo scritto latino De Catilinae coniuratione di Gaio Sallustio Crispo, del quale viene riportata anche la famosa frase che pronuncia Cicero(ne): “Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?“.

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L’idea di Coppola non era però solo quella di mostrare i dietro le quinte del potere, che rimangono quelli già visti in opere recenti come House of Cards o Game of Thrones (con quest’ultimo il film condivide anche la presenza di Nathalie Emmanuel). Essendo rimasto molto colpito dal film La Vita Futura (Things To Come) del 1930, tratto da un romanzo di H.G. Wells che immaginava come sarebbe stato costruito il mondo del futuro, Coppola ha da sempre voluto creare un’opera che portasse lo spettatore a riflettere su quanto quella in cui vive sia davvero l’unica società possibile, o possano esisterne altre migliori. La risposta che sembra dare Megalopolis è che sicuramente è più semplice risolvere i problemi della quotidianità, perché solo un visionario può immaginare un’intera società completamente alternativa – vale a dire, l’utopia a venire. Cesar Catilina sembra essere l’unico a intravedere le potenzialità della città e di una società diversa, lontana dalla gestione filo-mafiosa di Cicero.

Per la sua intangibilità e quasi inimmaginabilità (se non da parte di Catilina), l’utopia viene rappresentata da Coppola tramite il digitale: gli effettivi visivi sono volutamente staccati dalla pellicola, realizzati con una computer grafica riconoscibilissima e quasi “posticcia”, che ricorda molto quella dei render architettonici. Una fantascienza quindi che vuole rappresentarsi artisticamente generica, la classica utopia solarpunk che può ricordare anche il defunto SimCity 2013, ma solamente perché è l’unico modo in cui appare a chi “non ci crede”, a chi non riesce a immaginarla da sé. Catilina infatti ha molto spesso visioni sul futuro, e la sua intera percezione della realtà è completamente diversa rispetto a quella delle altre persone; quando successivamente anche Julia inizierà a entrare più in intimità con lui e a condividerne la visione del mondo, anche la sua percezione inizierà a cambiare.

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Proprio per la sua natura di città in bilico tra Stati Uniti e tradizioni romane, New Rome presenta una messa in scena assolutamente sopra le righe, ai limiti del kitsch, e in questo fornisce un assist perfetto a Shia LaBeouf, che recitando completamente fuori da ogni schema risulta forse l’attore più in parte (essendo anche la parte più importante della sua carriera dopo Nymphomaniac di Lars Von Trier). Sono visivamente imponenti e grotteschi i “baccanali americani” rappresentati nel film, che riescono a grondare sudiciume nonostante la patina alto-borghese ed elitaria, costruendo un’immagine in cui la color correction gialla e i lens-flare sembrano degli orpelli estetici “per darsi un tono” tanto quanto gli abbigliamenti romani dei personaggi. In questo senso, Coppola pare immaginare la società di New Rome anche come la corte di Versailles, in cui chili di trucco e parrucche pompose cercavano di coprire tanfo, pulci e pidocchi.

Le parti migliori del film sono proprio quelle in cui il regista propone allo spettatore degli slanci visionari degni di nota, come il bellissimo split-screen della cerimonia pre-finale o il completo delirio di Catilina a metà del film, in cui la sua percezione diviene ancora più allucinata del normale. Risultano invece poco a fuoco, molto spesso, i dialoghi che non riguardino l’utopia, privi di effettivo mordente e di un qualche spessore che lasci almeno trasparire l’umanità dei personaggi. Proprio tutto il film sembra tralasciare l’aspetto umano in favore di un disegno più grande, qualcosa che sia “bigger than life”– come tutte le produzioni Coppoliane della New Hollywood – e che quindi non abbia tempo da perdere con delle sciocche faccende umane; anche la storia d’amore tra Julia e Catilina passa così in secondo piano, senza che ci siano effettivamente dei picchi emotivi degni di nota.

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Megalopolis è sicuramente un film divisivo, che potrebbe tranquillamente non piacere per l’eccessivo kitsch rappresentato o la mancanza di una componente umana che possa far immedesimare lo spettatore nei personaggi. Tuttavia rimane sicuramente un’esperienza unica da fruire in sala, anche solo per le acrobazie registiche di Francis Ford Coppola che, a 85 anni, riesce a portare ancora in scena un cinema fresco e originale, seppur fallace e non completamente centrato.

La troppa carne al fuoco non permette al film di scorrere sempre in modo fluido, e la morale spiccatamente ottimista (quasi ingenua) sul futuro dell’umanità e della società potrebbe risultare indigesta per più di uno spettatore, ma cosa si può chiedere a un regista che sembrava arrivato quasi al capolinea, e non solo della propria carriera? Se pensare a quello che lasciamo ai posteri è, per Coppola, la cosa più importante che possiamo fare in vita, allora è necessario anche solo riuscire a pensare un mondo migliore. Perché se non si riesce neanche a immaginarlo, allora non si sarà mai in grado di crearlo.

Lorexio Articoli
Professare l'eclettismo in un mondo così selettivo risulta particolarmente difficile, ma tentar non nuoce. Qualsiasi medium "nerd" è passato tra le sue mani, e pur avendo delle preferenze, cerca di analizzare tutto quello che gli capita attorno. Non è detto che sia sempre così accurato però.

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