Terrifier 3, la consacrazione di una nuova icona horror

Voto:

Arriviamo subito al dunque, senza mezzi termini: nel 2024 il cinema ha finalmente trovato una nuova icona horror degna di tale nome. Tanti hanno provato a cimentarsi in quest’impresa di cui Wes Craven è stato un maestro, fallendo miseramente o magari riuscendoci solo in parte. Terrifier 3, sempre scritto, diretto, montato e prodotto da Damien Leone, invece sancisce il successo a livello globale della saga e del suo folle mattatore: Art il Clown.

Passata inizialmente come una saga il cui unico scopo era quello di trovare un pretesto per far esplodere la violenza nei modi più fantasiosi (e c’è anche questo, ci mancherebbe), nel suo terzo capitolo Terrifier va a espandere la mitologia già inaugurata nel secondo e collegata anche al primo film del 2016.

terrifier 3 sienna

Sono passati 5 anni dall’ultima strage di Halloween nella fittizia Miles County, e Sienna (Lauren LaVera), unica sopravvissuta insieme a suo fratello Jonathan (Elliott Fullam), si appresta a passare il Natale dagli zii, in compagnia della piccola cugina Gabbie (Antonella Rose). Cosa mai potrebbe andare storto? La trama apparentemente è tutta qui, tipica dei sequel in cui il carnefice torna a tormentare la sua preda, ma fortunatamente gli spunti non mancano. Dopo la splendida e cattivissima introduzione, una vera e propria dichiarazione d’intenti, è evidente come il regista voglia creare una sorta di parallelismo tra i due protagonisti: il bene e il male, uno la nemesi dell’altro.

Da un lato abbiamo Sienna, tormentata da terribili visioni, che dopo anni di riabilitazione psichiatrica si trascina ancora dietro le cicatrici fisiche e mentali di un trauma che probabilmente non supererà mai; dall’altro abbiamo Art, accompagnato da Vicky (questa volta con un ruolo più significativo), che si rimette in moto – e in motosega – dopo un periodo di stasi, una sorta di sonno ristoratore, alla ricerca dell’unica persona che forse potrebbe farlo fuori. Non è affatto banale infatti la scelta di non farli incontrare per più di metà film, rendendo dunque gran parte della narrazione preparatoria all’attesa rivincita tra i due.

terrifier 3 art il clown e vicky

Sienna, grazie anche alla bravura della sua interprete, si rivela un’ottima final girl e soprattutto un personaggio con cui è facile empatizzare: la sua storia viene espansa e le ripercussioni del suo trauma sono trattate in maniera seria, profonda, per nulla banale. Non a caso, in merito alla sua storia, c’è una critica neanche troppo velata al true crime, a chi vive delle tragedie altrui senza rendersi conto di lucrare e speculare su di esse, provocando ulteriore dolore alle vittime: una storyline che regalerà belle soddisfazioni.

In quanto ad Art, probabilmente in pochi pensavano che David Howard Thornton potesse fare di meglio dopo i primi due film, e invece qui riesce a bucare ancor di più lo schermo. Il suo clown è un irriverente e sadico mimo, un personaggio dalle movenze beffarde che racchiude in sé il mutismo a tratti angosciante di Michael Myers e l’ironica perfidia di Chucky e Freddy Krueger, esasperando persino più di quest’ultimo e di Leatherface messi assieme la fantasiosità dei suoi massacri.

Nonostante si rida anche molto quando Art è in scena, soprattutto nelle interazioni con persone ignare di chi lui sia, tutto il film è pervaso da un senso di pericolo costante e imminente; non tanto per la regia (con tutto il rispetto, non stiamo parlando di Craven né di Carpenter) ma proprio per la caratterizzazione consolidata del personaggio, la cui esplosione di follia e violenza può scatenarsi da un momento all’altro, indipendentemente dalla presenza in scena di bambini, anziani, amici e parenti della protagonista, nonché chiaramente della protagonista stessa.

art il clown babbo natale

Senza ombra di dubbio Terrifier 3 migliora tutti gli aspetti dei precedenti capitoli, impresa riuscita a ben pochi franchise che, una volta creati, sono passati di mano in mano senza mantenere una solida coerenza narrativa. In questo caso Damien Leone pare proprio stia dando vita (e continuerà a farlo) a ciò che probabilmente ha in mente sin dal 2008, rendendo la saga, nel suo piccolo, un prodotto autoriale di tutto rispetto. E non mi vergogno affatto di dirlo.

Con questo terzo capitolo, per la prima volta a tema natalizio, la saga e il suo regista dimostrano una maturazione sotto ogni punto di vista, a partire dalla durata: 120 minuti ben ritmati che paiono la metà, al contrario dei 150 del precedente. Lo splatter, il gore, gli sbudellamenti e il trucco, non solo subiscono un’evoluzione nella fantasia (un vero piacere per gli stomaci deboli, insomma), ma sono anche realizzati in maniera pressoché impeccabile attraverso l’uso di effetti pratici. A riprova che un budget per alcuni risibile (in questo caso soli 2 milioni di dollari), se saggiamente speso e soprattutto sostenuto da delle idee solide non è necessariamente un ostacolo.

terrifier 3 art clown babbo natale

C’è un bel passo in avanti anche per quanto riguarda la comicità: si ride di gusto e si ride il giusto, senza minimamente intaccare ciò che si sta vedendo, anzi, se possibile conferendogli ancor più valore e significato, andando a sublimare in maniera definitiva gli intenti del suo regista; come a dire “sì, c’è sangue ovunque e sarete costretti a coprirvi gli occhi, ma… niente di serio”.

Per quanto riguarda la storia, come già detto c’è un graduale ampliamento della mitologia, che dai toni quasi fantasy del secondo capitolo vira senza paura e con coerenza narrativa verso una svolta paranormale, e in previsione del già confermato Terrifier 4 questo non può far altro che galvanizzare i fan. Ricorrendo poi alla solita fotografia un po’ sgranata, Leone non ha timore di dimostrare il suo affetto per il cinema di genere degli anni ’80-’90: molte musiche sembrano provenire proprio da quegli anni lì e non mancano ovviamente citazioni e omaggi ai classici.

Ad esempio ci sono chiari omaggi a Shining, a Non Aprite Quella Porta, qualche idea de La Casa e una “citazione” a L’Esorcista. Tutto comunque fatto in maniera intelligente, mirata, a tratti chiaramente parodistica, in modo che nessuno possa sentirsi travolto da fan service becero o da palesi scopiazzature.

La saga di Terrifier ormai è qui per restare, e Damien Leone è pronto a condurci per mano verso nuove simpatiche atrocità. Certo, quasi sicuramente non offrirà mai qualcosa di chissà quanto innovativo o rivoluzionario per il genere, ma ci accontentiamo benissimo delle idee di chi, dal nulla, ha creato e cresciuto la propria creatura con passione, arrivando a un successo tutto meritato.

Il cinema ha ufficialmente una nuova maschera da aggiungere al suo pantheon di assassini, mostri, squilibrati e psicopatici che hanno fatto la storia dell’horror. Quale occasione migliore di Halloween per gustarsi Art il Clown in questa nuova carneficina?

Il film non a caso sarà proiettato in anteprima il 31 ottobre, per poi arrivare in tutte le sale il 7 novembre.

Un ringraziamento speciale a Midnight Factory

Il Tac non è un critico cinematografico o uno studioso di cinema, ma semplicemente un cinefilo, seriofilo e all'occorrenza fumettofilo, a cui piacere mettere il becco su tutto quello che gli capita sotto mano... o sotto zampa.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.