Lo ammetto: la copertina dai colori sgargianti di Awarè mi ha colpito al primo sguardo, tanto da spingermi a iniziarne la lettura senza neppure leggere la sinossi.
I vibranti colori pastello e il design accattivante dei personaggi lasciavano presagire una lettura leggera e spensierata, ma Awarè, pubblicato da Star Comics sotto l’etichetta Astra, è molto più di una semplice lettura rivolta ai lettori più giovani: le tematiche attuali e spinose che si snodano fra le sue pagine sapranno catturare anche l’attenzione dei lettori più adulti ed esigenti.
La storia nasce dalla penna di Alessandro Atzei e Manuele Morlacco e prende forma nei disegni incantevoli di Lidia Bolognini, narrando con delicatezza e malinconia le difficoltà dei rapporti umani e il tema dell’incomunicabilità, problematica oggi quanto mai pressante. L’ambientazione fantastica addolcisce a tratti gli elementi più taglienti della narrazione, senza però comprometterne l’impatto emotivo e il coinvolgimento. Mokmok, infatti, è una bizzarra città in cui la quasi totalità degli abitanti ha rinunciato alla propria bocca (sì, avete capito bene!). Di conseguenza, quasi nessuno ha una voce, né tantomeno la capacità di esprimersi a parole.
Nella città di Mokmok domina il silenzio, un’assenza che diventa ogni giorno più assordante per il protagonista, un affabile ragazzino, aspirante musicista, con una coda da panda rosso. Awarè è uno dei pochissimi abitanti ad avere ancora una voce, una peculiarità che tende a nascondere per paura di attirare sguardi e giudizi negativi. Di notte scrive canzoni mentre di giorno fa consegne a domicilio per il ristorante Bisabing, un lavoro che lo porta a solcare le strade quiete della città.
Tuttavia, perso spesso fra le nuvole, accade di tanto in tanto che si rivolga amichevolmente a qualcuno. Sarà proprio uno di questi episodi di sbadataggine a dare inizio a un’amicizia con Rebi, una fiorista, che lo condurrà a scoprire di più sul misterioso giorno in cui gli abitanti di Mokmok rinunciarono alla parola.
Forse starete pensando che in questo fumetto i dialoghi siano del tutto assenti, vero? Seduti sulle panchine, intenti a osservare le vetrine dei negozi, o semplicemente a passeggio con gli amici, però c’è una moltitudine di persone con la testa china sui propri telefoni, l’unico mezzo che garantisce una comunicazione relativamente rapida ed efficace. Le splendide tavole di Lidia Bolognini ci mostrano uno spettacolo non così distante dalla realtà di tutti i giorni: occhi fissi su uno schermo e tentativi di comunicare che si scontrano contro barriere invisibili e apparentemente insormontabili, capaci di rallentare, logorare e snaturare i rapporti.
Non sorprende che fra Awarè e Rebi non manchino i fraintendimenti, soprattutto quando nell’equazione si inserisce un terzo elemento, Moroi. Le diverse esperienze di vita dei tre svelano un intreccio su punti di vista diversi, eppure simili: da un lato abbiamo Rebi, ragazza conforme alle regole imposte dalla società, ma con un passato difficile e un dilemma irrisolto; poi c’è Moroi, figlia del sindaco che prese la drastica decisione di privare gli abitanti della città del dono della voce, imprigionata nella sua solitudine; infine, Awarè, un ragazzino malvisto e vittima di pregiudizi, desideroso di aiutare le sue nuove amiche ma spesso incapace di comprendere le loro motivazioni e difficoltà. Fra incomprensioni e misteri, i percorsi dei tre giovani inizieranno a intrecciarsi per fare luce su ciò che ognuno di loro desidera davvero.
Star Comics ha scommesso su questi tre autori esordienti, e le aspettative non sono affatto state deluse. Awarè è un fumetto adatto ad ogni età, capace di conquistare con la sua dolcezza e la sua inesauribile speranza. I suoi protagonisti, insieme all’ambientazione suggestiva e alle tematiche affrontate, rendono quest’opera una lettura scorrevole, toccante e capace di lasciare il segno.
Un ringraziamento speciale a Star Comics
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