Un uomo come me, cresciuto a pane, videocassette della Warner Bros. e cartoni animati di ogni genere, mai avrebbe pensato di vedere il giorno in cui i Looney Tunes sarebbero sbarcati al cinema con un lungometraggio completamente animato. Certo, non è la prima volta che vediamo Bugs Bunny e colleghi protagonisti di prodotti destinati alle sale o al mercato home video. I loro film infatti vengono realizzati a partire dal 1975 con Bugs Bunny Superstar di Larry Jackson, a cui seguono opere più o meno note come l’eccellente Super Bunny in orbita! di Chuck Jones e Phil Monroe, il ben più celebre Space Jam di Joe Pytka e il fin troppo sottovalutato Looney Tunes: Back in Action del grande Joe Dante.
Tutte le pellicole a marchio Looney Tunes, tuttavia, sono sempre state raccolte di cortometraggi classici – raccordati da sequenze animate – o film in tecnica mista che mai hanno visto i Looney stessi come personaggi principali di una storia originale. Un’avventura spaziale è quindi a tutti gli effetti il primo lungometraggio d’animazione inedito dei Looney Tunes, destinato ai cinema, che vede le folli mascotte Warner come protagonisti assoluti, senza l’affiancamento di attori in carne e ossa come Michael Jordan o Brendan Fraser o l’implementazione di orrida CGI come accaduto nell’altrettanto orrido Space Jam: A New Legacy.
Il regista Peter Browngardt ha un curriculum niente male: da tempo collaboratore di Warner Bros. Animation e Cartoon Network Studios, è accreditato come sceneggiatore di alcuni episodi di ottimi cartoon come Chowder – Scuola di cucina, Adventure Time e Le meravigliose disavventure di Flapjack. Non solo, il cineasta è anche l’autore della serie Uncle Grandpa, nonché il regista e produttore esecutivo di Looney Tunes Cartoons, serie TV che ha riunito – dal 2020 al 2024 – cortometraggi inediti dallo stampo più old school (rispetto a prodotti più “giovanili” come The Looney Tunes Show). Browngardt è stato quindi il candidato ideale per gestire un progetto delicatissimo che ha riportato sotto i riflettori due personaggi scoppiettanti e amatissimi come Daffy Duck e Porky Pig.
Fare esperienza e discutere di un’opera del genere nell’anno corrente è indubbiamente strano e particolare, d’altronde si sta parlando di un mondo lontano dalle attuali generazioni, che tuttavia ha ancora delle frecce al suo arco. Proprio per aiutare i giovanissimi a entrare nelle logiche dei cartoni Warner, nel prologo si imbastisce un’origin story mai vista per Daffy e Porky (un elemento che decenni fa non sarebbe mai stato necessario, ma che oggi non guasta). Le origini dei due vedono l’entrata in scena di un comprimario scritto apposta per il film, il fattore Jim (Fred Tatasciore), un contadino scapolo, barbuto e muscoloso che adotta l’anatra e il maialino per crescerli come figli suoi.
Si tratta di una figura carismatica che risulta immediatamente simpatica allo spettatore, complici alcune gag paradossali che la contraddistinguono all’inizio e alla fine delle vicende. L’inserimento di un personaggio del genere in una mitologia già consolidata come quella dei Looney Tunes è stato sicuramente rischioso, ma l’aver voluto osare ha ripagato e strappato diverse risate. Il buon Jim esce di scena dopo alcuni anni passati in famiglia: prima di morire chiede ai suoi “figli adottivi” di prendersi cura della fattoria, proteggendola a ogni costo e rimanendo sempre uniti. Con questa promessa inizia l’avventura vera e propria dei nostri eroi.
Una notte, un UFO squarcia il cielo della città, atterrando poco lontano dal centro abitato. Uno scienziato che ha seguito l’evento tenta di indagare sull’astronave, ma viene assalito da qualcosa di paranormale. Nel frattempo, Daffy e Porky continuano a occuparsi della loro fatiscente abitazione, finché, durante un’ispezione municipale, la residenza viene considerata inagibile a causa di un enorme buco nel tetto (a loro insaputa causato proprio dal passaggio della nave spaziale). Ai due viene chiesto di riparare il danno entro dieci giorni, pena lo sfratto e la demolizione della villetta. La coppia cerca allora di svolgere vari lavori per racimolare il denaro necessario, senza successo, principalmente a causa delle stramberie di Daffy.
A due giorni dalla scadenza, i due si trovano in una tavola calda: qui stringono amicizia con Petunia Pig (Candi Milo), un’eccentrica maialina di cui Porky si invaghisce all’istante. La scienziata è ossessionata dalla voglia di trovare il gusto perfetto per una gomma da masticare, prodotta in una fabbrica poco distante. Petunia prende in simpatia i nuovi amici e decide di assumerli come aiutanti nella suddetta fabbrica. È qui che inizia la catastrofe: la miscela per il chewing gum viene contaminata da una strana sostanza luminescente, poco prima che vengano stampate le prime confezioni da vendere. Quando la gomma viene distribuita e acquistata in tutto il mondo, scatena il suo effetto collaterale: chiunque la mastichi viene controllato mentalmente da un invasore alieno (Peter MacNicol).
L’unica speranza per l’umanità, strano ma vero, è proprio il folle trio composto da Daffy, Porky e Petunia, gli unici a non essere stati contagiati. L’extraterrestre inizia dunque ad aizzare contro il gruppo tutti i cittadini ormai sotto il suo controllo, così da eliminare ogni ostacolo al suo piano per la conquista del pianeta. I Looney, di contro, escogitano uno stratagemma per salvare la popolazione: spingere le persone a sputare la gomma grazie a un aroma disgustoso – sintetizzato da Petunia – per poi distruggere il composto alieno con un lanciafiamme.
Il primo elemento di pregio che caratterizza il film è il suo essersi largamente ispirato ai B-movies di fantascienza prodotti dagli anni Cinquanta in poi, uno tra tutti The Day the Earth Stood Still del 1951 – Ultimatum alla Terra in italiano – pellicola da cui è stato tratto il titolo inglese di Un’avventura spaziale, ovvero The Day the Earth Blew Up (rovinato dall’adattamento nostrano). Non mancano poi citazioni più o meno evidenti ad altre storie affini come L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel e il suo remake del 1978, Terrore dallo spazio profondo di Philip Kaufman. Scelte di scrittura adatte a un lungometraggio del genere, d’altronde dai Looney Tunes è sciocco aspettarsi una trama prolissa e intricata.
Nonostante una prima ora non proprio entusiasmante in termini di risate, le rotture della quarta parete, le immancabili gag slapstick, un buon ritmo della narrazione e, soprattutto, il doppiaggio italiano di qualità, rendono la visione assai piacevole. La voce dell’anatra più pazza dei cartoni animati è di Alessio De Filippis che sostituisce lo storico Marco Mete senza troppi problemi (anche se un appassionato del doppiaggio anni Novanta come me avverte la differenza). Proprio Daffy Duck è il protagonista che, volutamente o meno, spicca di più, grazie alla sua verve frenetica e ai siparietti comici che lo coinvolgono.
Al contrario, Porky Pig – doppiato da Federico Di Pofi che prende il posto di Massimiliano Alto – non brilla particolarmente, a differenza di quanto visto in altri cortometraggi del passato come Deduce, You Say, The Prize Pest e The Ducksters. Il maialino balbuziente viene purtroppo ridotto a una spalla guastafeste e poco più. Seguire la falsariga di prodotti simili come The Cuphead Show o SpongeBob – Il film è stato un obiettivo che può dirsi raggiunto solo in parte. I tempi comici ben gestiti mettono una pezza su queste mancanze, specialmente se parliamo dei frangenti più paradossali e metacinematografici: le risate sono assicurate, anche se – personalmente – non si raggiungono mai i livelli degli anni Cinquanta e Sessanta, periodo d’oro in cui il regista Chuck Jones e lo sceneggiatore Michael Maltese regnavano incontrastati.
A pensarci bene, ciò che allontana The Day the Earth Blew Up dai vecchi fasti è la maggiore flessibilità e profondità data al rapporto tra Daffy e Porky. Nei corti di un tempo, la formula era quasi sempre identica a sé stessa: Daffy Duck rende la vita di Porky Pig un inferno ed entrambi si ritrovano a litigare tra urla e cazzottoni. Oggi, nel 2024, vediamo un Daffy più sfaccettato che può godere di un range emotivo più ampio: è un comprimario che può essere spericolato ed equilibrato allo stesso tempo così come meschino e tenero.
Porky, dal canto suo, non è più un maialino mite ed educato, o meglio, non solo. La sceneggiatura moderna di Kevin Costello (Tom & Jerry) e soci tira fuori il suo lato più combattivo e testardo, dando spazio a momenti in cui – grazie al suo ego – riesce inaspettatamente a tenere testa al suo amico (cosa vista di rado). È dunque innegabile il profondo amore riservato a questa coppia stellare.
Personalmente parlando, la nota dolente di questo svecchiamento delle dinamiche è da individuare nell’assenza quasi totale di gag a ritmo di musica, IL tratto distintivo di Merrie Melodies e Looney Tunes; caratteristica preziosa – di cui segue un esempio tratto dal cortometraggio The Prize Pest – che ha sempre differenziato l’operato di Warner Bros. dalla rivale Disney.
A travolgere con i suoi colori sgargianti e la sua cura artigianale è tutto il comparto artistico, impreziosito da un’ottima gestione delle luci e da animazioni fluide che restituiscono l’elasticità e il dinamismo tipici dei lavori di animatori immortali come Rod Scribner, Manny Gould e Robert McKimson.
Questo incredibile sfoggio di animazione 2D da parte della Warner non si vedeva dal 2018, data di uscita del film dedicato alla serie di Teen Titans Go!, e ciò non può che scaldare il cuore. Data la situazione, il mio giudizio su Un’avventura spaziale è certamente fazioso, ciò non toglie però che i cartoon vecchia scuola e la loro eredità siano ancora vivi e pulsanti, non solo nella memoria di vecchi scarponi come il sottoscritto (basti pensare all’attenzione mediatica ricevuta da un videogioco come MultiVersus di Player First Games).
94 anni di attesa per un lungometraggio del genere sono tanti, troppi e malgrado The Day the Earth Blew Up non abbia osato al 100%, sfoderando tutta la violenza stravagante che i fan di Chuck Jones e soci hanno imparato ad amare, si tratta di un prodotto da supportare con ogni mezzo a disposizione. La speranza è infatti quella che la Warner Bros. possa tirare nuovamente fuori dal cappello progetti abbandonati come il musical di Bugs Bunny “Bye Bye Bunny” o spariti dalla circolazione senza spiegazioni come Coyote vs. Acme. Chissà, magari in futuro potremmo addirittura vedere sul grande schermo nuove avventure di altri personaggi celebri come lo stesso Bugs Bunny insieme a Yosemite Sam o Silvestro e Titti. Questi sogni, tuttavia, rimarranno tali senza il sostegno del pubblico.
Nel mio piccolo lancio quindi un messaggio carico di passione indirizzato a Lucky Red, distributore italiano del film: vi prego, diffondetelo con cura e in maniera capillare; non lasciate che muoia dopo pochi mesi, lanciate edizioni home video e stringete accordi con le piattaforme di streaming. E voi, cari lettori, andate in sala! Parlate di Un’avventura spaziale con gli amici, acquistate il Blu-ray o il DVD se volete, supportate questo cinema. Se amate l’animazione non potete perdere o sottovalutare il ritorno dei Looney Tunes, ma adorarlo come merita. That’s All Folks!
Un ringraziamento speciale a Lucky Red
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