Il successo insensato di DanDaDan

il successo insensato di dandadan

Avete presente il falso mito del calabrone che non avrebbe la conformazione adatta a volare ma lo fa lo stesso? Ecco, DanDaDan mi ha sempre fatto pensare a questo. Il successo del manga di Yukinobu Tatsu prima, e dell’anime di Science Saru dopo, è tutt’altro che scontato per quello che si presenta come un minestrone allucinante di alieni, spiriti, romance, comicità demenziale, tragedie umane e fanservice. Quando si prova a descriverlo a qualcuno, la prima reazione spesso è “ma che è ‘sta cafonata?”

Se negli anni la frase “less is more” si è imposta come un mantra nel mondo creativo, è perché effettivamente più cose si cerca di incastrare insieme e più aumenta il rischio che tutto crolli rovinosamente. Ma ovviamente ogni regola ha le sue eccezioni, e Yukinobu Tatsu è riuscito a far confluire il suo vortice caotico di idee in qualcosa di straordinario, che a partire da ottobre grazie all’adattamento animato ha attecchito sul pubblico oltre ogni più rosea aspettativa.

Cosa ha permesso dunque a DanDaDan di andare oltre il successo e diventare un vero e proprio fenomeno? Da lettore del manga, è da quando si è conclusa la prima stagione dell’anime che mi ronza nella testa questa domanda e ho provato a darmi qualche risposta, che voglio condividere con voi. Se ne avete altre diverse dalle mie lasciate un commento: sono curioso di leggervi!

Un anime Tiktokkabile e memabile

dandadan opening

DanDaDan ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio ancor prima dell’uscita degli episodi, grazie a un’opening di altissimo livello. La sigla di apertura ha sempre avuto un ruolo fondamentale negli anime, diventando un distillato di tutti i ricordi della sua visione, ma nell’era di TikTok è anche importantissima a fini di marketing, e questo il duo Creepy Nuts lo sa bene, specialmente dopo aver spopolato sul social con Bling-Bang-Bang-Born, opening della seconda stagione di Mashle. Con Otonoke si ripete la magia, sfruttando grosso modo la stessa formula: un brano bizzarro e orecchiabile, che in questo caso gioca anche molto sul titolo onomatopeico dell’anime, accompagnato da animazioni dove i personaggi eseguono movenze e balletti facilmente replicabili. Una hit istantanea.

La “Tiktokkabilità” di DanDaDan però non si ferma alla sigla: anche scene vere e proprie dell’anime, specialmente quella del primo episodio con Momo che si trascina nel corridoio della scuola, sono state riprese innumerevoli volte creando dei trend. In aggiunta a questo, con lo svolgersi della prima stagione l’anime ha rappresentato una discreta fonte a cui attingere per la creazione di meme, grazie principalmente a tutte le sue assurdità. E se il successo di una sigla si può pianificare a tavolino, con i meme è tutto imprevedibile e non è neanche detto che svolgano un ruolo a favore del prodotto.

Lato social quindi DanDaDan ha fatto indubbiamente jackpot, trovando terreno fertile nelle nuove generazioni affamate di input insoliti e stimolanti come questi.

Piccoli problemi di cuore

dandadan bacio

Al di là del paranormale e della ricerca di genitali perduti, DanDaDan è essenzialmente un romance, e in quanto tale è capace di fare una presa incredibile su un pubblico ampio e trasversale. Difficile rimanere del tutto impassibili davanti a “un’amicizia che profuma d’amore” (per citare la famosa sigla italiana di Marmalade Boy) come quella di Momo e Okarun, in cui si inseriscono triangoli e quadrilateri amorosi con l’arrivo di Aira e Jiji, portando con sé gelosie ed equivoci che inevitabilmente solleticano le aree del cervello affamate di drama.

Sì, sembra tutta una roba sciocca da soap opera e in parte sicuramente lo è, ma funziona alla grande perché non è mai troppo superficiale e il rapporto tra i due protagonisti fa tenerezza nella sua goffaggine. I loro comportamenti sono del tutto plausibili per degli adolescenti, che poi è la fascia di pubblico a cui si rivolge l’anime e nel quale sicuramente è in grado di suscitare una certa immedesimazione.

Palle e lacrime

dandadan anime baseball

DanDaDan è un pendolo che oscilla incessantemente tra la comicità demenziale e il dramma totale. Quando lessi per la prima volta il manga, ricordo che dopo tante idiozie l’improvvisa serietà data dalle rivelazioni sul ruolo di Turbo Nonna tra gli spiriti mi investì come un treno, e in parte ho rivissuto quell’esperienza con l’anime, un po’ invidiando chi ne era ancora all’oscuro. Fino ad allora era tutto così sopra le righe e volgare da avermi fatto abbassare completamente la guardia, e c’è da dire che Yukinobu Tatsu è un maestro nel passare con nonchalance da un tono all’altro in modi imprevedibili. Infatti dopo quel pesante reveal si torna alle trivialità con un’esilarante cena a base di granchio, in cui il crostaceo sembra quasi avere effetti stupefacenti su Momo. Tutto senza che questo crei una qualche dissonanza nello spettatore.

Tendenzialmente per gran parte del tempo con DanDaDan si ride, ma occhio agli spiriti perché sono loro i portatori dei peggiori lacrimoni. E questo lo sa bene chi è passato attraverso l’episodio 7 e la backstory dell’Acrobata Setosa, che nel manga sicuramente colpiva ma non quanto accade nell’anime, dove Science Saru ha deciso di farne un piccolo capolavoro dalla qualità cinematografica, mettendomi personalmente un nodo alla gola che mi sono portato avanti per giorni (anche perché con un certo masochismo ho continuato ad ascoltare la meravigliosa colonna sonora dell’episodio). D’altronde gli spiriti nascono sempre da qualche tragedia umana, c’è un motivo se vagano ancora sulla Terra senza riposare in pace. Gli alieni invece, arrivando dall’esterno, portano sempre il caos e sono perlopiù delle carogne senza appello.

Oltre le gambe c’è di più

dandadan seiko ayase

DanDaDan cammina sempre sul filo del rasoio per quel che riguarda la rappresentazione femminile. Da un lato abbiamo personaggi bellissimi come Momo e sua nonna Seiko, che sono forti, in gamba, e risolvono la maggior parte delle situazioni difficili sovvertendo spesso anche i ruoli di cavaliere e damigella da salvare, lì dove il maschio invece viene letteralmente evirato; dall’altro è difficile ignorare il fanservice, di cui a onor del vero qui non sono oggetto solo le ragazze, ma anche i ragazzi e persino la nonna.

È tutto un gioco di equilibri tra la volontà di rendere i personaggi femminili memorabili soprattutto per la loro caratterizzazione, e quella di strizzare comunque l’occhio a una parte di pubblico più “lussuriosa”, così da fare contenti tutti. Cosa in cui riesce, perché al netto di una sessualizzazione non necessaria ciò che rimane più impresso delle ragazze di DanDaDan alla fine è la loro personalità, piuttosto che i corpi, che comunque si presentano normali, senza formosità fuori dal comune in stile One Piece, per fare un esempio conclamato (fatta eccezione per Seiko, che però è adulta e fuori dal comune in generale).

Il fanservice poi è sempre in qualche modo contestualizzato, seppur in maniera molto conveniente (“in acqua è difficile muoversi con i vestiti“, e certo), così da non risultare troppo fastidioso; non c’è qualcosa di palesemente fatto apposta solo per mostrare personaggi mezzi nudi come una puntata tutta ambientata in spiaggia (sì Fairy Tail, sto pensando a te).

Folklore, leggende metropolitane e cultura pop

dandadan turbo nonna

DanDaDan attinge a piene mani dal folklore e le leggende metropolitane, creando un universo in cui far coesistere in maniera sensata più fenomeni paranormali diversi. Per quanto assurda, la stessa Turbo Nonna è ripresa da una vera leggenda metropolitana. Peccato solo che nell’anime a livello visivo si perdano i toni più marcatamente horror presenti nel manga. In ogni caso il fatto di proporre personaggi già appartenenti all’immaginario del nostro mondo rende tutto più familiare e invoglia ad andare a ritroso per informarsi di più sulla lore degli stessi, aumentando il coinvolgimento.

Lo stesso si può dire dei riferimenti alla cultura pop giapponese, come gli attori Ken Takakura e Hiroshi Abe, gli alieni Serpoiani ispirati (nella loro vera forma) a Dada di Ultraman, o anche le sigle di Slam Dunk cantate (male) da Okarun e Jiji nell’episodio 12. L’anime ne è pieno, ma noi chiaramente possiamo coglierne solo una frazione essendo perlopiù cose lontane dalla nostra cultura pop, e questo nel caso di un prodotto a distribuzione globale è anche una limitazione.

Infatti non dubito che il pubblico giapponese possa aver trovato spassosa l’imitazione di Momo che ripete “Valvola del motore a razzo”, citando il J-Drama Downtown Rocket, mentre per noi risulta solo qualcosa di vagamente buffo e nonsense. È un po’ lo stesso effetto che danno I Griffin, quando negli sketch citano situazioni e figure legate strettamente agli Stati Uniti che a noi spesso risultano oscure.

L’intraprendenza di Science Saru

dandadan danza

Il coinvolgimento di Science Saru si è rivelato fondamentale per il successo dell’anime di DanDaDan. Lo studio non si è limitato ad animare le pagine del manga, ma ha elevato quest’ultimo a un livello tutto nuovo, rendendo l’esperienza fresca ed emozionante anche per chi come il sottoscritto conosceva già la storia. Lo ha fatto sperimentando, osando, con alcuni picchi di “absolute cinema” come tutto l’inseguimento dell’episodio 4 sulle note del Can-Can e soprattutto il già citato episodio 7, tra le parti ansiogene in soggettiva e la scena tanto triste quanto poetica della danza sul tetto.

Si possono notare inoltre tanti dettagli curatissimi, come la trasformazione di Okarun (che nella sua stranezza mi preoccupava particolarmente per come sarebbe stata animata) o i volti e le movenze dei personaggi che si deformano nei momenti più comici. Insomma, un lavoro straordinario che spicca nel panorama anime attuale e merita solo applausi.

Il grande palcoscenico dello streaming

dandadan frame

La distribuzione globale attraverso piattaforme streaming ampiamente diffuse come Netflix e Crunchyroll è un altro fattore da non sottovalutare nel successo dell’anime, avendogli permesso di entrare senza sforzo nelle case di un pubblico enorme, in contemporanea per tutti e già doppiato. Basti pensare a tanti altri prodotti che, pur essendo di alto livello, finiscono per passare in sordina perché confinati ad esempio su piattaforme meno accessibili o comunque meno popolari.

Pur essendo trasmesso normalmente dal network JNN in Giappone, l’anime tra l’altro sembra realizzato proprio in ottica di streaming, quantomeno osservandone il pacing: non si perde in lungaggini inutili, va dritto al punto viaggiando a un ritmo sostenuto e riesce ad attenersi più fedelmente a quello che succede nel manga.

Bisogna sottolineare che in Italia Netflix e Crunchyroll presentano due doppiaggi e adattamenti diversi. Se non avete ancora visto l’anime, ci sono già online svariati video che li mettono a confronto così da farvi meglio un’idea su dove guardarlo. Nel dubbio, lingua originale e sottotitoli.

dandadan okarun jiji

Nonostante avesse tutte le carte in regola per fallire, per essere solo un mischione senza senso di cento cose diverse, sin dall’uscita del manga DanDaDan è riuscito a conquistarsi una solida fanbase, pronta a scommettere anche sul successo dell’anime. Una scommessa vinta, dato che Science Saru ha saputo valorizzare al meglio l’opera di Yukinobu Tatsu facendola esplodere presso il grande pubblico, ironicamente riuscendo lì dove MAPPA ha fallito con l’opera del suo mentore, Tatsuki Fujimoto, sprecando il potenziale dell’altrettanto folle Chainsaw Man.

Il successo dell’anime di DanDaDan appare quasi come il frutto di un raro allineamento di pianeti, per cui tutto ciò che poteva andare storto invece è andato per il meglio. In realtà dietro c’è innanzitutto la creatività assurda dell’autore originale, che a quasi 200 capitoli del manga continua a raccontare archi narrativi pazzeschi, e poi quella dello studio di animazione che non si è limitato a svolgere un compitino, passando poi per le intuizioni di marketing e tutto il resto.

I nuovi episodi arriveranno a luglio di quest’anno, e tenetevi forte perché è in arrivo una storia bella intensa incentrata sull’ultimo arrivato, Jiji. Speriamo che nessuno abbia fatto il Malocchio agli animatori e che la qualità rimanga così alta.

RocketSimoon Articoli
Appassionato di film e videogiochi da quando c'erano ancora videocassette e floppy disk, da meno tempo anche di serie tv. Sono curioso per natura e per questo non specializzato in un unico genere, ma tendo a preferire horror, thriller e azione.

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