
Deluso dall’ultima stagione di What If, che ho dovuto guardare con una flebo di caffeina attaccata al braccio per arrivare fino alla fine, ero piuttosto diffidente nei confronti della nuova serie animata Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere, di cui ora sono disponibili tutti e 10 gli episodi della prima stagione su Disney+. Eppure sarà per lo stile fumettoso, la presenza annunciata di tanti altri personaggi tra cui Doctor Strange e Daredevil, o il fatto che si tratta pur sempre del caro Spider-Man, qualcosa mi diceva che dovevo guardarla, e i miei sensi di r…ecensore non sbagliavano.
La serie è a sua volta un grande what if del Marvel Cinematic Universe, un universo alternativo in cui ritroviamo alcuni elementi dello Spider-Man di Tom Holland, ma inseriti in un contesto del tutto diverso. Tra le novità più significative, il modo in cui Peter Parker ottiene i poteri e soprattutto Norman Osborn che gli fa da mentore al posto di Tony Stark. Qualcuno forse storcerà il naso per i vari cambi di sesso ed etnia tra i personaggi (Osborn ad esempio è nero), ma in realtà queste loro versioni funzionano alla grande e non si avverte alcuna forzatura. Sono convinto che anche i più prevenuti si ricrederanno.
A partire proprio dai personaggi, la serie infatti è scritta sorprendentemente bene, proponendo innanzitutto un Peter perfetto nel suo essere nerd, impacciato, insicuro, ma allo stesso tempo dotato di un coraggio e un altruismo straordinari. Qui la sua migliore amica è Nico Minoru, mentre al posto di MJ come suo interesse romantico c’è Pearl Pangan (ispirata comunque a Zendaya nell’aspetto), che però è fidanzata con il quarterback Lonnie Lincoln, con cui Peter al di là di ogni aspettativa e gelosia si ritroverà a stringere amicizia. Il loro rapporto è uno degli aspetti più interessanti di questa prima stagione, come lo è chiaramente quello tra Peter e Norman, che noi spettatori viviamo inevitabilmente con una certa tensione di sottofondo, sapendo bene che il capo della Oscorp non può essere davvero così gentile e premuroso… o forse sì?
La storia racconta essenzialmente le origini inedite di questo Spider-Man, riservando sul finale anche un bellissimo colpo di scena. A differenza del MCU, dove Peter si trovava da subito catapultato in un contesto più grande di lui come quello di Civil War, qui abbiamo modo di osservarlo al lavoro nel suo habitat naturale, le strade di New York (coerentemente con il titolo), anche dopo che Osborn inizia a fornirgli costumi più tecnologici rispetto a quello rudimentale con cui lo vediamo all’inizio (dotato tra l’altro di una piccola bombola a gas, dettaglio curioso che mi ha ricordato Attack on Titan). Peter appare proprio come un “supereroe con superproblemi” adolescente, fedelmente alle sue radici nei fumetti, alle quali viene reso omaggio in più modi.
Molto bella infatti l’idea di dare a ogni episodio una copertina da fumetto, tutte ispirate ad alcuni degli albi più famosi del personaggio. Quello che però ho amato di più in questo senso è l’inserimento proprio all’interno degli episodi di vignette, per enfatizzare alcune parti come i combattimenti; ne è stato fatto un uso molto creativo, che contribuisce all’idea di star guardando un fumetto animato.
Lo stile grafico tuttavia l’ho apprezzato fino a un certo punto, perché alla fine siamo sempre dalle parti di What If come animazioni 3D, ma con un cel shading diverso, e l’impressione di fondo che mi dà rimane quella di un videogioco Telltale a cui non posso giocare. C’è da ammettere che comunque questa scelta si rivela azzeccata nelle scene d’azione, dando vita a combattimenti spettacolari che probabilmente sarebbe stato più difficile ottenere con il solo 2D.
Un altro elemento che dà a questo Spider-Man un feeling nostalgico è la sigla hip-hop che usa come sample il celebre tema del cartone anni ’60, sempre per sottolineare un incontro tra vecchio e nuovo. In questo caso mi ha ricordato un po’ troppo il signor Burns dei Simpson che prova a fare il giovane, e personalmente dopo la prima volta ho preferito saltarla sempre, ma sono certo che soprattutto al pubblico più giovane non dispiacerà. Ho amato però la colonna sonora, il cui tema principale (che porta lo stesso nome della serie) galvanizza e rimane subito impresso.
Il vostro amichevole Spider-Man di quartiere è in grado di affermarsi senza alcun dubbio come il cartone di Spider-Man delle nuove generazioni, con la sua capacità di trarre il meglio dalle serie animate del passato e calarlo in un contesto contemporaneo dove sono onnipresenti smartphone, internet e social media. La storia in fin dei conti è semplice ma con tutti gli ingranaggi al posto giusto, i personaggi sono fantastici, si ride, ci si emoziona e gli scontri sono una gioia per gli occhi. Un’avventura Marvel come non se ne vedevano da tempo a schermo, che mi ha fatto tornare un po’ bambino.
Il finale di stagione regala ben più di un aggancio per la prossima, che è stata già confermata assieme anche a una terza. Si vede che ci sono ancora tante idee da poter sviluppare e non vedo l’ora di scoprire come lo faranno, sperando che l’essenza così autentica sprigionata da questa prima stagione non vada a snaturarsi col passare del tempo.
Intanto munitevi di succhino di frutta e merendina (o boh, credo sigaretta elettronica a questi aromi se siete dei teenager) e fatevi catturare anche voi nella tela di questo nuovo Spidey.
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