Care carcasse policromatiche, i vostri cagnacci preferiti si scusano nuovamente per la latitanza e tornano da voi con questa recensione della nuova uscita per quello che Rrobe stesso definisce nell’editoriale il formato “più sperimentale” del nostro indagatore. Tre le storie proposteci, tutte molto diverse tra loro, ma due delle quali accomunate da un romanticismo di fondo.
Cominciamo però con la cruda, surreale e claustrofobica “Riposa in pace“, un episodio che si fa apprezzare per una risoluzione dai risvolti psicologici e “moraleggianti” (passatemi il termine) dopo un plot dinamico e coinvolgente. Azzeccatissimi i disegni e soprattutto i colori, ora caldi ora freddi ma sempre opachi e tetri; nel complesso un buon viaggio negli angoli bui della mente umana.
Perla dell’albo, anche se dopo l’ultima recensione potrei sembrare di parte, la successiva “Ballando con uno sconosciuto” di miss Baraldi. Una trama di base forse scontata e inflazionata, che viene fatta decollare efficacemente tenendoci sulle spine al punto giusto, per poi lasciare il passo a una risoluzione fiabesca e, come si diceva prima, romantica nell’ultima pagina, e questo lascia un po’ di amaro in bocca in quanto avrebbe forse meritato spazio maggiore, ma suppongo che le poche pagine a disposizione nel formato abbiano costretto a questa scelta. Ora mi scuso per la castroneria che l’ignorante che vi scrive sta forse per dire, ma l’omonimia del disegnatore col famoso fumettista erotico mi ha costretto a notare una qualche somiglianza anche nel tratto: che si “tratti” forse di parenti?
Percorso inverso invece per la storia targata Rrobe, “Vittime e carnefici“: una trama che racconta della torbidezza delle passioni amorose. Partendo dalla relazione segreta di una studentessa e di un suo docente, termina in una morale tendenzialmente insipida e buonista, esattamente quello che non c’aspetteremmo dal giovane curatore. La cosa di sicuro mette in risalto le “qualità emotive” del nostro Dylan, forse anche la sua maturità che vorrebbe essere un tratto distintivo dopo l’albo “il cuore degli uomini”, e soprattutto fa fare un sorriso amaro a quanti di noi lettori possano essersi imbattuti in ragazze che ricordassero la suddetta studentessa (essendoci passato, mi auguro siate in pochi), ma un’idea di fondo ottimamente feconda, quale il vivere una relazione in maniera poco sana, avrebbe meritato un approccio meno sbrigativo. Nel complesso siamo ampiamente sopra la sufficienza, ma il bronzo va ahimè proprio a mr. Recchioni.
Mi compiaccio che il livello dei Color Fest si mantenga sempre su standard più che buoni, impreziositi in quest’occasione da un talentuosissimo copertinista, scovato per caso da Rrobe sul web, come si premura lui stesso di notificarci nell’editoriale.
Dolan Dox
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